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La p.a. pagherà i debiti in autunno
L'annuncio del sottosegretario allo sviluppo economico alla videoconferenza CreditoOggi di ItaliaOggi

Credito per le pmi, si cambia. Entro fine anno il governo varerà nuove regole che dovranno consentire un più facile accesso al credito alle imprese, anche a quelle non quotate, soprattutto tenendo conto dei più stringenti parametri imposti dalla direttiva Basilea3. Ad annunciarlo nel corso della videoconferenza CreditoOggi, è Claudio De Vincenti, economista e sottosegretario al ministero dello sviluppo economico.
Ad ascoltarlo i 20 mila professionisti presenti nelle 85 sedi collegate e i circa 10 mila che si sono connessi via web dai siti di ItaliaOggi, IntesaSanpaolo e Ipsoa. De Vincenti ha fatto anche il punto sul nuovo meccanismo di certificazione dei crediti della p.a. nei confronti delle aziende, i cui tre decreti di attuazione, due del ministero dell’economia e uno del ministero dello sviluppo economico, vedranno la luce nelle prossime ore, consentendo di sbloccare una prima tranche di crediti, circa 20 miliardi, scontabili in banca dalle aziende già dai prossimi mesi di settembre-ottobre. «Se riusciamo a varare, come penso, i decreti entro questa settimana, il processo di certificazione dei crediti inizierà prima dell’estate e lo sblocco per il finire dell’estate. Per l’inizio dell’autunno, insomma, ci si potrà recare in banca per scontare il credito», dice De Vincenti.

Domanda. Sottosegretario, i 1.000 miliardi stanziati dalla Bce non hanno avuto l’effetto positivo che il presidente Draghi si attendeva sull’erogazione del credito alle imprese.

Risposta. Non è vero che quei 1.000 miliardi erogati dalla Bce non hanno avuto nessun effetto positivo. Grazie a quelle somme il sistema bancario ha infatti sbloccato una crisi di liquidità interbancaria senza la quale nessuna banca prestava soldi ad altre banche. Si è così rimesso in moto il circuito dei pagamenti. Secondo: la Bce ha consentito alle banche di acquistare titoli del debito pubblico, consentendo di abbassare lo spread rispetto ai Bund tedeschi. Il nostro spread, poi, è sceso più velocemente di altri perché abbiamo varato misure di finanza pubblica e di governo dei mercati (il decreto liberalizzazioni) che hanno contribuito a dare un’immagine di credibilità del paese sullo scenario internazionale. Nonostante gli spread restino comunque elevati, c’è stata però anche una riduzione significativa dei tassi d’interesse e questo fa sì che ci possa essere credito anche per le imprese. E vero comunque che il credito fa ancora difficoltà ad affluire verso le imprese, e in particolare le pmi, e questo è un punto su cui si deve intervenire.

D. A questo proposito, il governo cosa sta facendo per agevolare le pmi per l’accesso al credito? Sappiamo che stanno per essere varati tre decreti ministeriali sulla certificazione dei crediti della p.a. Come funzionerà?

R. Ci stiamo lavorando in questi giorni. Un modo per sbloccare la liquidità per le imprese e rimettere in circolazione credito bancario alle imprese è quello di sbloccare i pagamenti arretrati della pubblica amministrazione.

Questo è un problema che l’Italia si trascina dietro da molti anni: abbiamo i tempi di pagamento più lunghi d’Europa, e questo mette in seria difficoltà le imprese. Il problema è andato acuendosi nel corso del 2011, in concomitanza con il contenimento del fabbisogno di cassa che si è dovuto fare per limitare i danni della crisi finanziaria internazionale, e certamente il quadro sta peggiorando con l’anno in corso. È quindi urgente dare una svolta a questa situazione. Il governo sta preparando delle misure che vanno nella direzione di cominciare a smaltire i pagamenti arretrati e di realizzare, poi, a regime una situazione di tempi normali di pagamento, come prescritto dalla direttiva europea.

D. Come si articolerà il percorso di aziende e p.a.?

R. Prima di tutto abbiamo il problema di effettuare i pagamenti arretrati delle amministrazioni e poi quello delle compensazioni. Per i pagamenti arretrati stiamo preparando un decreto, come sviluppo economico, in materia di garanzie, e due decreti il ministero dell’economia in materia di certificazione, uno sui pagamenti delle amministrazioni centrali e l’altro di regioni ed enti locali. Ci si potrebbe chiedere: perché è necessario certificare i crediti verso la p.a.? Per affermare con certezza che quel debito è sicuramente dovuto dalla p.a. e che dovrà essere pagato.

D. Ci sono debiti che non devono essere pagati?

R. Ci sono alcune regioni, soprattutto quelle con alto debito sanitario, come il Lazio o la Campania, nelle quali oltre al fenomeno patologico dei tempi di pagamento lunghissimi, si ha anche una situazione di crediti vantati dalle imprese che non ci esistono. La certificazione diventa così un passaggio essenziale attraverso il quale l’amministrazione riconosce il proprio debito e si impegna a pagare. I due decreti fissano le regole della certificazione e sbloccano questo aspetto della procedura che inizierà a funzionare già prima dell’estate. Il decreto dello sviluppo economico si occuperà invece delle garanzie: una volta che c’è stata la certificazione, le imprese, con il documento sul credito vantato, possono andare in banca e si fanno anticipare il corrispondente importo. Ovviamente la banca applicherà un tasso di sconto, ma questo è normale visto che si tratta di una normale operazione bancaria. A quel punto ci sarà bisogno di una garanzia pubblica, che verrà fornita dal Fondo centrale di garanzia, perché comunque il debitore nei confronti della banca resta comunque l’impresa a sua volta creditrice nei confronti dello stato. La garanzia servirà a dire con certezza all’azienda e alla banca che quel credito comunque poi rientrerà.

D. Uno dei dubbi che le aziende esprimono riguarda la certezza dei tempi della certificazione, specie nelle regioni fortemente debitrici. Vi siete posti il problema?

R. Stiamo studiando la cosa. Dei due decreti del Mef, uno riguarderà le amministrazioni centrali, e lì i tempi saranno rapidi. L’operazione riguarderà una prima tranche di crediti per circa 20 miliardi, e poi vorremo andare oltre. In totale l’arretrato dei pagamenti delle p.a. si valuta tra i 60 e i 70 miliardi. L’incertezza attiene proprio alla reale esigibilità del credito da parte di alcune aziende che ci impone la certificazione. L’altro decreto, quello su regioni ed enti locali, andrà alla Conferenza unificata ma anche in questo caso immaginiamo che i tempi non saranno lunghi: nelle regioni con «normali» tempi di pagamento, la certificazione sarà abbastanza rapida; in quelle con arretrati di pagamento più significativi ci sarà maggior lavoro da fare, ma il governo darà un supporto a queste regioni per operare più rapidamente. D’altronde già lo stiamo facendo: con i piani di rientro sanitari il supporto già c’è e abbiamo già fatto un’operazione di pulizia dei debiti nelle regioni con maggiore indebitamento sanitario.

D. I tempi?

R. Se riusciamo a varare, come penso, i decreti entro questa settimana, il processo di certificazione dei crediti inizierà prima dell’estate e lo sblocco inizierà tra il finire dell’estate e l’inizio dell’autunno ci si potrà recare in banca per scontare il credito.

D. Ci sono state alcune critiche, specie dalle pmi, sul meccanismo della cessione pro solvendo.

R. Be’, c’è la garanzia del Fondo centrale del fatto che quel debito sarà pagato. Stiamo ragionando anche sulla cessione pro-soluto, ma in quel caso ci sarebbe un problema di contabilizzazione in sede europea. Noi vogliamo evitare che questi crediti commerciali diventino debiti finanziari a medio lungo termine, perché farebbe incrementare l’indicatore del debito pubblico.

D. C’è una proposta del Pd che chiede di prevedere comunque un tempo massimo entro il quale lo stato deve pagare il fornitore, e cioè 12 mesi. Cosa pensa di questa proposta?

R. È un’ipotesi possibile e la stiamo valutando proprio in questi giorni.

D. State studiando delle convenzioni con il sistema bancario per contenere il costo dell’operazione di sconto del credito presso gli istituti di credito da parte delle aziende?

R. Siamo in contatto con l’Abi e cercheremo di avere le condizioni migliori per effettuare queste operazioni.

D. E sulla compensazione tra crediti e debiti fiscali dell’impresa?

R. La stessa certificazione potrà essere utilizzata per compensare i debiti verso il fisco iscritti a ruolo, quindi non contestati e ormai accertati, con i crediti verso la p.a. Questo alleggerirà in modo significativo i conti delle imprese.

D. Resta poi aperto il capitolo Basilea 3, che rivedrà i meccanismi di concessione del credito per le pmi da parte delle banche, rendendolo ancora più difficile. Il governo sta pensando di intervenire?

R. Basilea 3 ha la funzione di dare un rafforzamento patrimoniale al sistema bancario, ma l’aumento di questi requisiti patrimoniali ha come effetto il contenimento della massa di crediti erogabili. Con conseguenze più accentuate sul sistema delle pmi che hanno una dipendenza dal credito bancario maggiore di quella delle imprese più grandi. Rispetto a questo noi stiamo pensando a introdurre nuove regole che consentano un più facile accesso al credito alle imprese, anche non quotate. Ci stiamo lavorando e penso che entro fine mese saremo in grado di completare questo pacchetto di regole per facilitare l’accesso al credito proprio per le pmi.

D. Si parla anche di un nuovo pacchetto di misure per lo sviluppo.

R. Sì, stiamo lavorando a misure che consentano di rilanciare la crescita del nostro paese. Il tema è complesso perché le difficoltà della nostra economia non sono congiunturali ma strutturali: l’economia italiana è arrivata all’appuntamento con la drammatica crisi del 2008 con alle spalle un decennio di mancata crescita. Rilanciare la crescita vuol dire curare queste debolezze strutturali, e questo richiederà una serie di interventi che spero presto potranno vedere la luce.

D. Ci può anticipare qualcosa?

R. Puntiamo a varare questo pacchetto di misure nell’arco di poche settimane. Due cose posso anticiparle: nuove regole per l’accesso al credito per le pmi e poi un riordino del sistema di incentivi, che punti a convogliare le risorse sugli investimenti più importanti per l’economia italiana, come la ricerca e lo sviluppo per esempio, nonché a concentrare risorse sulle aree di crisi del nostro sistema produttivo. E infine ci saranno sicuramente interventi di potenziamento degli investimenti infrastrutturali.


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