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Autocertificazione per i revisori locali
Professioni. L'«avviso» del Viminale

Parte ufficialmente, anche se tra polemiche ancora accese, il reclutamento telematico dei nuovi revisori dei conti negli enti locali, che saranno estratti a sorte dagli elenchi regionali. Il ministero dell’Interno ha diffuso ieri l’avviso pubblico per la presentazione delle domande di iscrizione negli elenchi, da inviare al Viminale entro 30 giorni dalla pubblicazione dello stesso avviso in «Gazzetta Ufficiale» (che dovrebbe avvenire a breve).
Il termine, avvisa il ministero, è perentorio, e «nella compilazione della domanda sarà richiesto di dichiarare il possesso dei requisiti previsti». In pratica, dunque, sarà lo stesso professionista ad autocertificare il rispetto dei parametri di anzianità e di formazione richiesti per accedere alle diverse fasce demografiche: in seguito, secondo quanto previsto dal ministero dell’Interno, l’attività di verifica sarà condotta dal Viminale in collaborazione con gli ordini professionali, che ovviamente conoscono sia l’anzianità d’iscrizione sia i crediti formativi ottenuti dai loro iscritti. L’autocertificazione, comunque, non è un passaggio formale perché, ricorda ancora l’avviso pubblico, le false dichiarazioni sono soggette a sanzioni che possono arrivare anche all’interdizione temporanea dai pubblici uffici o dalla professione (lo prevede l’articolo 76 del Dpr 445/2000). In base alla riforma, del resto, il tema è cruciale, perché è l’anzianità di iscrizione e il numero dei crediti vantati in curriculum a indirizzare i futuri revisori nelle tre fasce demografiche in cui vengono divisi gli enti locali: Comuni fino a 4.999 abitanti, unica scelta per chi è al debutto; Comuni fra 5mila e 14.999 abitanti (servono 5 anni di iscrizione, un mandato pieno già svolto e 15 crediti nell’ultimo triennio); altri Comuni e Province, a cui accede chi ha almeno 10 anni di iscrizione e due esperienze da revisore locale (oltre ai crediti). Il meccanismo, comunque, continua a non piacere ai professionisti: il Cndcec ha proposto di rivedere la riforma per affidare la nomina a un’Authority, mentre gli ordini locali hanno avviato anche battaglie di carta bollata (ieri l’ordine di Civitavecchia ha fatto ricorso al Tar contro il decreto).


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