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Ecco le città che vogliono diventare smart
Il valore del mercato globale dell'It per i centri urbani «intelligenti» è stimato in circa 28 miliardi

Alle Olimpiadi di Londra non saranno messi alla prova solo record sportivi: alcuni edifici della città hi-tech in costruzione a Greenwich sperimenteranno un sistema operativo software locale, Urban Os. Dovrà essere capace di monitorare le infrastrutture idriche, dei trasporti e dell’energia attraverso la raccolta di dati e l’analisi in tempo reale. Sarà una prima prova di smart city, un centro urbano reso “intelligente” dalle tecnologie informatiche e delle Tlc. Ha, come tasselli di un mosaico complesso, anche i portali locali di open data della pubblica amministrazione e delle aziende. Sono informazioni aperte al riutilizzo da parte di terzi, come nel laboratorio metropolitano del London data store dove uno sviluppatore software, Adrian Short, ha costruito un’applicazione con i dati resi disponibili dall’agenzia per i trasporti pubblici, Tfl: segnala la disponibilità di biciclette per il noleggio. Ma l’accessibilità in diretta dei dati urbani da smartphone e tablet apre opportunità ancora inesplorate. Secondo la società di analisi Ovum il valore corrente del mercato globale dell’It per le smart city è stimato in 35 miliardi di dollari. L’Italia non è rimasta a guardare.
A Bologna e Genova (città che ha vinto i primi tre bandi Ue per le smart city) è iniziato il progetto iCity da gennaio: ha richiesto un investimento di 5,2 milioni di euro, cofinanziato dalla Commissione europea per 1,98 milioni di euro all’interno del programma Cip-Ict-Psp. Punta alla co-creazione con cittadini e imprese di applicazioni software, a partire da una piattaforma per ospitarle. Sarà completato per la fine del 2014. Il primo test pilota riguarda la mobilità urbana. Una strada seguita anche da altre città. Negli Usa, ad esempio, gli open data resi disponibili dal Comune di San Francisco sono stati una sorgente per costruire una “mappa solare”: gli utenti possono vedere le installazioni di pannelli fotovoltaici sul territorio urbano e chiedere preventivi alle imprese locali. A New York, invece, chi ha bisogno di uno spazio per lavorare part time nei dintorni della sua abitazione può cercare con l’app Work+, presentata nella vetrina di Nyc digital. Sono alcune iniziative dove gli open data diventano un pilastro dell’evoluzione verso una smart city che presto dovrà affrontare la sfida di «big data», l’universo di informazioni da analizzare in tempo reale raccolte da sensori, social network, aziende, cittadini che potranno contribuire alla business intelligence di grandi e medie aziende.
Dagli open data alla nuvola informatica il passo è breve. La Regione Piemonte ha inaugurato il sentiero: ha varato per prima una legge sui dati aperti lo scorso dicembre e in precedenza un portale, Dati.piemonte.it. Attraverso una piattaforma di cloud computing abiliterà entro il 2014 l’accesso in tempo reale alle informazioni da dispositivi mobili, come cellulari e tablet: è un’iniziativa del programma Open-Dai che contribuirà a incentivare le applicazioni software per start-up e aziende del territorio.

Piemonte
Il focus è sulle imprese

Gli open data accelerano verso la distribuzione su piattaforme di cloud computing: il progetto Open-Dai (Opening data architectures and infrastructures of european public administrations) della Regione Piemonte abiliterà lo sviluppo di applicazioni software anche per le imprese, accessibili da smartphone e tablet. Si moltiplicano sul territorio locale le startup che valorizzano il patrimonio di dati aperti o acquisiti con la collaborazione online. La frontiera all’orizzonte è la smart city. Il Politecnico di Torino 6 anni fa ha varato il centro di ricerca Nexa: rappresenta Creative commons in Italia e partecipa a programmi europei per l’analisi delle informazioni del settore pubblico.

Veneto
Una ricca cartografia

È la seconda Regione a varare una legge sugli open data. Il Veneto ha aperto da poco un portale: la categoria più ricca di dataset riguarda la cartografia, in formato shapefile, utile per ricostruire mappature di precisione nelle applicazioni software. I dati aperti prodotti dalla pubblica amministrazione, dalle aziende e dai cittadini diventano un tassello all’interno di «big data»: è un universo in espansione che include la raccolta e l’analisi in tempo reale di informazioni arrivate da sensori, social network, imprese e persone. Anche il Comune di Venezia ha in cantiere una piattaforma di open data.

Lazio
Un mare di start-up
«Disposizioni in materia di dati aperti e riutilizzo di informazioni e dati pubblici e iniziative connesse sull’apertura al pubblico, attraverso il web, del patrimonio d’informazioni detenuto dalla Regione e dagli enti da essa dipendenti»: è il testo approvato dal Consiglio regionale del Lazio per un disegno di legge sugli open data.
La Provincia di Roma ha varato di recente una vetrina di dati aperti. Si moltiplicano le startup sul territorio che puntano ad accelerare la transizione verso gli open data, in collaborazione con gli atenei locali, come La Sapienza e Tor Vergata.


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