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«Servono vere misure d'emergenza»
Squinzi: facciamo di tutto per evitare la delocalizzazione e trattenere le multinazionali

Ha appena ascoltato i racconti degli imprenditori: chi ha lo stabilimento distrutto, chi produzione ferma, chi, nel caso delle multinazionali, deve dare conto alla casa madre. Tutti, comunque, con grande volontà di andare avanti. «Sento una determinazione fortissima di ripartire al più presto possibile. E bisogna farlo, ma in piena sicurezza, senza compromessi». Giorgio Squinzi è a Finale Emilia, epicentro del terremoto, in una tensostruttura messa a disposizione dalla parrocchia. In mattinata era stato a Baggiovara, all’assemblea dell’Acimac, associazione dei costruttori italiani di macchine e attrezzature per la ceramica. Una zona che conosce, ha uno stabilimento a Sassuolo. E che ieri visto devastata: «Sono scioccato».
Accanto a lui, il ministro dello Sviluppo Corrado Passera, e Vasco Errani, commissario per il terremoto. Occasione per il confronto, il Consiglio regionale straordinario della Confindustria Emilia Romagna, che ha segnato il passaggio di consegne tra il presidente Gaetano Maccaferri, ora “vice” in Confindustria nazionale, e Maurizio Marchesini, organizzato qui proprio per tenere alta l’attenzione sul dramma del sisma. «Chiediamo al governo interventi di vera emergenza perché questa è una vera emergenza», ha detto Squinzi. Poco prima Marchesini aveva chiesto la sospensione di tutti gli adempimenti fiscali e contributivi almeno fino a giugno 2013, contributi in conto capitale, un aiuto dal sistema creditizio. Dal governo, come ha detto Passera, è arrivata la disponibilità ad integrare il decreto legge sulla ricostruzione e l’annuncio che saranno prorogate le gare di appalto per il biomedicale: «Il decreto apre la strada, poi dovranno essere presi provvedimenti diversi da capannone a capannone. L’impegno del governo è totale».
Quanto al credito, il fondo di garanzia, che è già operativo, e quello per ridurre il credito a zero saranno messi a disposizione del commissario per il terremoto. Errani ha annunciato che domani sarà firmato l’accordo per i fondi a tasso zero e userà tutte le deroghe alla burocrazia. «Il commissario straordinario dovrà concordare con i tecnici misure e procedure per avere anche agibilità provvisorie», ha sollecitato il presidente di Confindustria. E, ha aggiunto, bisognerà fare una «rivisitazione del modo di costruire e progettare. Non c’era una scossa così forte dal 1570, si è stati colti di sopresa. Il ministro Passera ha captato la situazione in modo corretto, mi auguro che gli lascino tradurre in azioni le sue promesse». Ha fatto l’esempio dello stabilimento che ha in California: «È stato costruito per resistere a terremoti fino a 7,5 gradi, una volta alla settimana c’è una scossa tra i 5 e i 6 gradi, ma non succede niente».
Ripartire presto e in sicurezza. E, ha detto Squinzi, «bisogna batterci contro ogni rischio di delocalizzazione. Le aziende straniere non devono sentirsi abbandonate. La situazione in termini di eccellenze, di risorse umane e di conoscenze così radicate sul territorio è un patrimonio di cui anche gli investitori esteri si accorgono e non penso che vogliano perdere».
Tra le necessità sottolineate dal presidente di Confindustria c’è la burocrazia da snellire: va fatto nelle aree terremotate, con procedure pragmaticamente semplici, nel rispetto della sicurezza. «Una battaglia che ho messo al centro anche dell’azione di Confindustria: per recuperare competitività e crescita serve la semplificazione burocratica». Ma anche sulle tasse il presidente di Confindustria incalza: «I consumi scendono per una pressione fiscale particolarmente pesante. Si è voluto rientrare in tempi molto ristretti verso il pareggio di bilancio» e ciò ha costretto gli italiani «ad un sacrificio tremendo».
Il Paese ha bisogno di ritrovare la crescita: «Stiamo supportando il governo nei provvedimenti che prendono questa direzione, ma non sono molti. Sul decreto sviluppo stiamo assistendo ad un balletto, mentre la situazione è molto seria». Per concludere però con un auspicio, detto al termine dell’assemblea dell’Aimac: «Noi speriamo che ce la caviamo».


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