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Un decreto pieno di buchi e incognite
Terremoto. Approvato ieri alla Camera, all'unanimità, il provvedimento per la ricostruzione in Emilia Romagna, Veneto e Lombardia: ora il testo al Senato

Via libera unanime ieri dalla Camera alla legge di conversione del decreto sugli aiuti alle aree colpite dal terremoto di Emilia, Veneto e Lombardia; incassati 528 voti favorevoli a Montecitorio, il testo passa ora a Palazzo Madama ma, dopo la fiducia posta dal Governo nel primo ramo, dovrebbe arrivare al traguardo nella versione votata ieri: con novità importanti, dunque, e parecchi «buchi».
Il rinvio dei versamenti fiscali e contributivi è al 30 novembre anziché al 30 settembre previsto dal testo originario, e la stessa sospensione imbarca anche le bollette: il calendario non soddisfa però le imprese, che chiedevano una proroga almeno fino al 30 giugno 2013 (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). Non solo: dal provvedimento non emerge alcun rinvio degli obblighi dei sostituti d’imposta, che quindi dovrebbero continuare a presentarsi alla cassa ogni 16 del mese per versare tasse e contributi dei dipendenti. Problemi analoghi per il 770, che al momento non esenta nemmeno gli enti locali la cui sede (con tutta la documentazione) è inagibile. Niente rinvio, poi, per le tariffe, con il risultato che nei Comuni dov’è in vigore la Tia bisogna pagare il servizio rifiuti, mentre in quelli a Tarsu no. I limiti del provvedimento sono poi evidenti anche sul versante della ricostruzione delle imprese: sui tempi per la messa in sicurezza, i termini si assestano fra i 4 e gli 8 anni, ma manca l’attesa deducibilità Ires per gli oneri.
Anche sul fisco locale, il provvedimento mostra più di un difetto. Sull’Imu arriva un alleggerimento generalizzato nel triennio 2012-2014 per i proprietari di immobili in uno dei 59 Comuni del «cratere»: si dovrà pagare il 50% dell’aliquota decisa dal Comune, e il gettito rimarrà interamente sul territorio perché lo Stato rinuncia alla «quota erariale». Se l’immobile inagibile o inabitabile, invece, arriva l’esenzione piena che, come chiarito dal testo emendato alla Camera, decorre dal 1° gennaio scorso e non dalla data della dichiarazione dell’inagibilità come sarebbe previsto dalle regole generali dell’imposta sul mattone. In pratica, quindi, la dichiarazione di inagibilità permette ai proprietari di disinteressarsi completamente dell’Imu. Nei capoluoghi della zona, che non sono nella lista del «cratere», l’Imu si paga invece normalmente, con l’eccezione dei fabbricati dichiarati inagibili.
Fino ad oggi, secondo i dati più aggiornati, in Emilia sono state effettuate 29.244 verifiche puntuali (oltre a 55mila verifiche «speditive», quelle condotte dai Vigili del Fuoco con una procedura più rapida), che hanno dichiarato immediatamente agibili il 39% delle case e il 43% degli edifici pubblici, mentre tra depositi, magazzini e fienili il semaforo verde si è acceso solo nel 18% dei casi.
L’alleggerimento generalizzato dell’Imu è naturalmente una buona notizia per i contribuenti ma, priva com’è di compensazioni, rischia di mettere un ostacolo in più all’impegno dei Comuni nella ricostruzione, rendendo ancor più “teorica” l’esclusione dal Patto di stabilità delle spese per investimenti prevista dallo stesso decreto. Gli enti colpiti dal sisma, infatti, hanno spesso incassato cifre che non superano il 5-10% delle entrate Imu previste, con il risultato di avere problemi di liquidità tali da mettere a rischio la normale amministrazione: in questa condizione, la deroga da 50 milioni al Patto di stabilità (da prevedere tra l’altro entro il 30 giugno con un decreto atteso che però non si è ancora visto) rischia di trasformarsi in pura petizione di principio. L’allentamento del Patto, nelle intenzioni, nasce per aiutare gli investimenti necessari alla prima ricostruzione, ma senza soldi, e senza possibilità di accendere mutui in deroga alle regole generali all’indebitamento comunale, è assai difficile da mettere in atto. Nessuna deroga, inoltre, ai vincoli nazionali sul personale, anche con contratto flessibile, per cui non è possibile agli enti rinforzare nemmeno temporaneamente i propri organici per far fronte all’emergenza. Per ovviare il problema, il segretario generale dell’Anci Angelo Rughetti ha lanciato a tutti i Comuni non colpiti dal terremoto l’appello «a offrire il proprio personale» agli enti in difficoltà.
Problemi analoghi per le bollette: vengono sospese fino al 30 novembre, ma le multiutility della zona lamentano il fatto che in gioco ci sono 380 milioni di euro, oltre ai 20 milioni di danni diretti subiti per il terremoto.

FISCO LOCALE
Esenzioni con «buchi»
Nel provvedimento arriva un alleggerimento generalizzato per l’Imu nei Comuni del “cratere”: si paga il 50% dell’imposta prevista dal Comune, il gettito resta interamente all’ente, e nel caso di inagibilità scatta l’esenzione totale dall’inizio dell’anno (e non dalla data di dichiarazione come previsto dalle regole generali dell’Imu). Sospeso anche il pagamento della tassa rifiuti, ma molti Comuni della zona colpita applicano la tariffa d’igiene ambientale (Tia) che non è citata dal provvedimento. Stesso problema per l’occupazione di suolo pubblico, in molti enti regolata da canone e non da tassa.

FISCO NAZIONALE
Dimenticati i «sostituti»
Versamenti fiscali e contributivi sono sospesi fino al 30 di novembre (il decreto originario prevedeva il 30 settembre, ma le imprese chiedevano il 30 giugno 2013). Il rinvio, però, non sembra applicarsi agli obblighi dei sostituti d’imposta, che dunque devono continuare a versare il 16 di ogni mese imposte e contributi trattenuti ai dipendenti. Nessun rinvio nemmeno per il modello 770: la presentazione vincola anche gli enti pubblici, anche nei casi in cui la sede (con tutta la documentazione indispensabile) sia inagibile.
La sospensione riguarda, invece, anche le bollette.

ENTI LOCALI
Deroga senza risorse
Previsto un alleggerimento del Patto di stabilità nei Comuni colpiti, per aiutare gli investimenti necessari alla prima ricostruzione. Il decreto che fissa i nuovi obiettivi (previsto per il 30 giugno) non è ancora arrivato, ma soprattutto i Comuni della zona hanno gravi problemi di liquidità (il gettito effettivo dell’Imu si è fermato sotto al 10% delle previsioni), per cui la deroga senza risorse liquide rischia di rimanere teorica. A ostacolare gli investimenti c’è anche la mancata revisione dei limiti complessivi all’indebitamento. Niente deroghe, poi, per l’assunzione di personale, anche con contratti flessibili per l’emergenza.

IMPRESE
Ricostruzione senza sconti
Il decreto nella versione approvata dalla Camera offre tempi più lunghi per la ricostruzione delle imprese il cui livello di sicurezza sia oggi inferiore al 60% di quello richiesto a un edificio nuovo. Per arrivare al 60%, vengono concessi quattro anni se la sicurezza è inferiore al 30%, otto anni se è superiore al 50% e termini proporzionali per chi è compreso fra le due fasce. Non viene però prevista la deducibilità del 50% dall’imposta sulle società degli oneri sostenuti dalle imprese per rispettare questi obblighi con la conseguenza, denunciano gli imprenditori, di uno svantaggio competitivo rispetto a chi non ha questi obblighi.

PAGAMENTI
L’obbligo «teorico»
La legge di conversione approvata alla Camera impone alle Pubbliche amministrazioni il pagamento entro 60 giorni dei crediti maturati nei confronti delle imprese colpite dal terremoto, ma non modifica meccanismi e problemi di risorse che, finora, hanno impedito di rispettare i tempi. Il problema è particolarmente evidente quando il debitore è un ente locale della stessa zona, colpito dalla carenza di risorse legata alla sospensione dei versamenti Imu (non è prevista nessuna modifica nemmeno sulle regole generali dei trasferimenti statali), con il risultato che l’obbligo rischia di essere una petizione di principio.


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