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Il Senato lancia lo sprint sulla spending review
Parlamento. Testo in commissione: voto definitivo (alla Camera) all'inizio di agosto

La spending review alla prima verifica parlamentare al Senato. Le misure per la crescita al test della Camera in vista dell’approdo in aula a Montecitorio lunedì prossimo. Tra i tagli (tanti) alla spesa pubblica e le misure (mai abbastanza) per il rilancio dell’economia, il Parlamento continua a fare lo slalom tra i decreti legge del Governo. Un percorso obbligato anche questa settimana, come del resto sarà fino alla pausa estiva dei lavori parlamentari che, salvo imprevisti da mettere sempre in conto nel pieno delle turbolenze finanziarie e della crisi economica, dovrebbe scattare dopo la prima settimana di agosto.
Per la sessione parlamentare estiva è ormai scattato il conto alla rovescia. In poco più di 12-14 giorni effettivi di lavori, le Camere sono chiamate a varare definitivamente gli ultimi sette decreti che restano in agenda, dopo la performance dei giorni scorsi che ha consentito di smaltirne ben cinque. Almeno altri 3 dovrebbero arrivare in porto questa settimana. Nel rush finale di luglio e dei primi di agosto, toccherà ai 4 che resteranno ancora in campo. Con l’arma del ricorso alla fiducia che il Governo è pronto a utilizzare a raffica.
Anche perché il peso specifico dei decreti in sospeso, è pesantissimo. A cominciare dal Dl 95 sulla spending review su cui la commissione Bilancio del Senato – relatori Paolo Giaretta (Pd) e Gilberto Pichetto Frattin (Pdl) – da questo pomeriggio entra nel vivo della discussione generale: il termine per gli emendamenti è stato fissato entro la mattinata di giovedì. Le votazioni ci saranno la settimana prossima, poi il testo andrà in aula, con ogni probabilità accorpato al Dl 87 sulle dismissioni. Il passaggio finale alla Camera è previsto per fine luglio. A Montecitorio intanto le commissioni Finanze e Attività produttive si occupano del Dl 83 sulla crescita, che va in aula lunedì prossimo per essere poi trasferito al Senato. Dove non mancherà un’altra grana da risolvere: il decreto in favore delle zone colpite dal terremoto di maggio, con tanto di beffa fiscale a danno delle imprese di quelle aree.


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