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Torino accelera sul dossier partecipate
Privatizzazioni. Domani scadono i termini per la gara Sagat (aeroporto): scende in campo il fondo F2i

Marcia a tappe forzate sul dossier partecipate del Comune di Torino. Domani, 18 luglio, scadranno i termini per la gara Sagat (società che gestisce l’aeroporto di Torino Caselle, base d’asta 58,8 milioni) mentre arriverà una proroga di dieci giorni per l’avviso d’asta finalizzato alla cessione del 49% di Gtt (a partire da 112,7 milioni), scadenza dal dal 20 al 30 luglio, (58,8 milioni).
La prima prova del nove, dunque, sarà all’apertura delle buste in Sala rossa, giovedì. In corsa per l’acquisizione ci sarebbe il fondo F2i guidato da Vito Gamberale, che in città ha diversi possibili dossier aperti: dalla costituzione del fondo Ambiente con Iren, per un eventuale interessamento alla gara per Amiat e il termovalorizzatore di Torino, alla partita legata al cablaggio della città. L’interesse del fondo per le infrastrutture aeroportuali è stato più volte confermato, ma non è detto che arrivi una proposta già in questa prima fase. A ridosso della scadenza comunque non filtrano indiscrezioni. Resterà poi alla finestra la famiglia Benetton presente nell’azionariato Sagat al 24,39%, attraverso il fondo Sintonia. In ogni caso, lo schema di gara per la cessione della quota Sagat prevede, come da accordi parasociali, il diritto di prelazione in capo ai soci.
In corsa per entrare come socio di minoranza di Gtt – società che a Torino gestisce trasporto pubblico locale su gomma, parcheggi e metro – c’è Trenord, la società nata dall’alleanza paritetica tra Trenitalia e la lombarda LeNord e che gestisce il trasporto suburbano e regionale, il Malpensa Express e il Malpensa-Bellinzona. Anche gli anglo-tedeschi di Arriva, gruppo da oltre tre miliardi, presente in 12 paesi tra cui l’Italia, stanno valutando di presentare istanza di partecipazione. Se l’offerta migliore fosse quella dell’operatore italiano, Torino avrebbe un modello simile a quello lombardo nel trasporto su gomma anziché su ferro, e l’operazione rappresenterebbe di fatto un consolidamento di Trenitalia nella partite del trasporto pubblico locale su gomma, dopo l’acquisizione della fiorentina Ataf attraverso BusItalia-Sita Nord. Se invece avessero la meglio gli anglo-tedeschi di Arriva, sarebbe un nuovo tassello in Piemonte visto che il gruppo è opera già nel Torinese con due società, Sadem e Sapav. In fase di manifestazione d’interesse, poi, si erano presentati anche i francesi di Keolis.
Non sono pochi i nodi da sciogliere sul terzo fronte della privatizzazione, il polo ambientale dei rifiutit. L’idea del sindaco Fassino è di cedere l’80% di Trm – la società che sta costruendo il termovalorizzatore di Torino – e il 49 di Amiat, così da mettere in sicurezza entrate straordinarie per circa 350 milioni. Utili, anzi, necessarie a rientrare nel patto di stabilità sforato l’anno scorso e ridurre l’indebitamento. La Provincia di Torino, che attraverso l’Ato dovrà materialmente bandire la gara per la cessione del servizio, non fa mistero di preferire una cessione più morbida, che si fermasse alla quota di minoranza, così come preferirebbe anche una parte della maggioranza in Comune. «La scelta definitiva spetta al Comune – ammette il presidente della Provincia Antonio Saitta – ma è necessario coniugare le esigenze economiche delll’amministrazione con la necessità di garantire una guida e un controllo pubblico ad un settore tanto delicato quanto i rifiuti».
Intanto, una cosa è certa, l’obiettivo del vicesindaco Tom De Alessandri, referente del dossier partecipate, è puntare a una gara unica per veicolare le quote delle due società. Già domani, in commissione, saranno presentati gli emendamenti necessari a tenere unite le due gare per rendere più appetibile l’asset, e non correre il rischio di collocare le quote Trm (progetto finanziato dalle banche per 413 milioni) e di non trovare invece nessuno interessato ad acquisire la minoranza di Amiat, che gestisce la raccolta rifiuti.


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