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Gay è possibile. Ma i poligami noGay è possibile. Ma i poligami no
Entro questa settimana il Comune di Milano potrebbe approvare il registro delle unioni civili

Sabato prossimo la Milano arancione di Giuliano Pisapia potrebbe diventare l’iridata capitale dei gay. Entro venerdì, infatti, il sindaco milanese conta di far approvare dal consiglio comunale l’istituzione del registro delle unioni civili che è atteso soprattutto dal movimento gay-lesbico come nuova conquista da sbandierare sulla strada del pieno riconoscimento delle unioni omosex e del matrimonio tra persone dello stesso sesso.
La vicenda arriva al capolinea, tra l’altro, in un momento in cui il Partito democratico è ancora in fibrillazione per la rivolta contro l’apposito documento approntato dalla commissione presieduta da Rosy Bindi, sollevazione scoppiata nel mezzo dell’Assemblea nazionale Pd di due settimane fa.
Trentotto delegati che chiedevano a Pier Luigi Bersani più coraggio nella strada dei diritti degli omossessuali, non accontentandosi di soluzioni tipo patti di convivenza o simili, votarono a favore di un ordine del giorno aperturista in materia.
E i veleni di quell’assemblea che hanno portato, nei giorni successivi, a chiassose contestazioni contro la presidente del partito Bindi in più di una festa democratica, potrebbero propagarsi anche fra i banchi della maggioranza a Palazzo Marino, sede municipale, occupati principalmente dal Pd.
L’ala cattolica del partito è, infatti, mobilitata e affila gli emendamenti al testo predisposto da Marielisa D’Amico, la costituzionalista della Statale di Milano, femminista e attivissima sui temi etici, tanto da aver patrocinato i ricorsi alla Consulta contro la legge che regola la fecondazione eterologa.
Andrea Fanzago, vicepresidente del consiglio comunale ed esponente di prima fila dell’ala teodem, con la sponda di Marco Cormio, consigliere, e degli assessori Marco Granelli, bindiano doc, e Mariagrazia Guida, che viene dalla lista Pisapia ma anche dalla Caritas ambrosiana, non vogliono che un semplice registro delle unioni di fatto diventi una bandiera con cui richiedere, a livello nazionale, l’equiparazione del matrimonio gay a quello eterosessuale.
Sul gruppo dei cattolici della maggioranza pesano infatti un paio di pronunciamenti del cardinal Angelo Scola, arcivescovo milanese. Insediatosi poco più di un anno fa, il porporato è intervenuto ben due volte sull’argomento: la prima, in primavera, quando aveva ricordato che le unioni civili erano materia della legislazione nazionale e che quindi non potevano essere regolate per via amministrativa e locale. La seconda, proprio domenica, quando aveva lanciato un vero e proprio allarme: i registri delle unioni di fatto potevano fornire una legittimazione a forme di poligamia praticate dagli immigrati di religione islamica. C’è il rischio, aveva avvertito il presule, che dei piccoli harem domestici siano riconosciuti dal Comune e senza la necessità di falsificare alcunché: semplicemente registrando una situazione di fatto.
Col ché le coppie sposate, in Chiesa o civilmente, rischierebbero di vedersi superare, nelle graduatorie per il welfare comunale, non solo da coppie di fatto ed omossessuali dai redditi inferiori, ma anche da qualche poligamo con svariate mogli a carico. Per questo, uno degli emendamenti presentati dai cattolici piddini dovrebbe riguardare proprio il numero delle persone che possono unirsi civilmente specificando, a scanso d’equivoci, che di due si deve trattare.
Sui delicati equilibri del Pd, che potrebbero rieditare lo scontro di Roma, con l’assessore Stefano Boeri, candidato alle primarie, pronto a saltarci sopra, vigila Carmela Rozza, ruvida capogruppo, che già in passato aveva bacchettato Pierfrancesco Majorino, assessore al Sociale e il più a sinistra del suo partito sulle questioni etiche, quando aveva cercato di forzare il provvedimento, perché fosse approvato nella settimana in cui il Papa arrivava a Milano, nel maggio scorso, per il Forum delle famiglie.
La Rozza sarà il grande mediatore con l’obiettivo di evitare che le due anime del Pd milanese diventino la miccia per una nuova polemica nazionale sul tema.


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