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Sui farmaci di marca mezzo passo indietro: decideranno i medici
Sanità. La prescrizione dovrà essere motivata

Contatti frenetici, pressioni e polemiche incrociate per tutta la giornata. Per una riscrittura che fino all’ultimo ha tenuto inchiodato sui farmaci il maxi emendamento alla spending review. Poi, solo poco prima delle otto di sera, la soluzione: sulla spinta alla vendita dei più risparmiosi farmaci generici il Governo ha deciso di tornare indietro solo a metà. Con una formulazione che formalmente dà facoltà al medico di indicare nella ricetta il nome del farmaco di marca, ma che conferma la volontà di assestare una stretta ai farmaci brand a brevetto scaduto. «Nessun passo indietro», ha voluto precisare in serata il ministero dell’Economia.
La conferma, anzitutto: il medico che ha per la prima volta in cura un paziente cronico o per una nuova patologia non cronica, per cui sono in commercio più farmaci equivalenti, deve indicare sulla ricetta soltanto il principio attivo del farmaco. Ecco però la novità del maxi emendamento che però secondo le industrie del farmaco e anche per i medici di famiglia («modifica peggiorativa e offensiva», dice la Fimmg) continua ancora a non bastare: il medico ha infatti «la facoltà» di indicare il nome del farmaco di marca con lo stesso principio attivo e la sua indicazione sarà «vincolante» per il farmacista se accompagnata, con una «sintetica motivazione, dalla clausola di non sostituibilità del prodotto prescritto».
Chissà se a questo punto andranno tutti d’accordo. Con i medici di famiglia che ieri si dicevano pronti alla disobbedienza, i genericisti che plaudivano al giro di vite (nella versione precedente al maxi-emendamento) e accusavano di «monopolio» le industrie produttrici di specialità, i sindacati dei chimici sugli scudi contro il rischio di norme che potrebbero innescare altra disoccupazione. I farmacisti, poi, rigettavano le accuse di volere le competenze dei medici, ma intanto, plaudendo alle norme pro-generici, chiedevano rispetto per le proprie competenze. E le industrie farmaceutiche (si veda l’intervista in basso) parlano di una misura «sconvolgente» che potrà «stravolgere» il mercato. Sulla spinta più o meno forte alla vendita dei farmaci generici, insomma, la guerra continua e non calerà di tono nelle prossime settimane.
Proprio dal “pianeta farmaci” sono arrivate con la spending review altre novità. I farmacisti praticheranno uno sconto (più ridotto) al 2,25%, che per le industrie cala solo per il 2012 al 4,1%. Entro tre mesi però dovrà essere definito l’accordo per un nuovo sistema di remunerazione dell’intera filiera valido dal 1° gennaio 2013, ma a saldi invariati, senza il quale il Governo procederà d’autorità d’intesa con le Regioni. Il tetto di spesa territoriale dei farmaci scende all’11,5% dal 2013, quello dell’ospedaliera sale al 3,5% lasciando la metà del ripiano alle industrie. In arrivo infine per le farmacie le norme salva-concorsi con una cintura di salvataggio per le «rurali».


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