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Derivati, il Comune di Firenze avvia il confronto con le banche
Enti locali. Il sindaco Renzi: «Già accantonati i soldi in bilancio»

A Firenze si torna a parlare di derivati, un argomento scivoloso visto che il Comune – in causa a Londra contro Merrill Lynch, Ubs e Dexia – rischia di perdere 110 milioni, di cui 90 attribuibili al mark to market negativo degli swap e 20 ai mancati pagamenti degli ultimi due anni. Ieri il sindaco Matteo Renzi ha spiegato a Controradio che ci sono in corso «discussioni informali con le banche, che potrebbero portare a una soluzione positiva». Inoltre ha aggiunto che «dal punto di vista della gestione, se perdiamo il ricorso, abbiamo comunque accantonato i soldi in bilancio».
Ma le cose sono più complicate. Il Comune di Firenze ha cominciato in effetti ad accantonare i soldi dal momento dell’esercizio dell’autotutela, cioè della sospensione dei pagamenti alle banche. Si tratta di circa 8 milioni all’anno dal 2010, una somma evidentemente molto inferiore alle potenziali perdite. Per Palazzo Vecchio la situazione è quindi piuttosto difficile, e la causa londinese sembra sempre più in salita.
Questo perché la via dell’autotutela, scelta come linea difensiva due anni fa dall’amministrazione comunale, ha dei riferimenti normativi ancora da chiarire. La giunta fiorentina aveva preso spunto da una partita analoga giocata dalla provincia di Pisa, che dopo aver annullato i i flussi di pagamento per un swap considerato aggravato da «costi occulti», si era vista dare ragione dal Consiglio di Stato. Il Tar della Toscana aveva quindi detto di sì all’annullamento dei pagamenti dei derivati deciso dalla provincia pisana, ma poi ha negato il via libera per una mossa simile compiuta dal Comune di Prato, che aveva deciso di bloccare i pagamenti per un derivato (sempre con Dexia). L’annullamento, hanno poi spiegato i giudici del Tribunale amministrativo della Toscana, è possibile solo se c’è stata una gara per individuare l’advisor. Cosa che non è avvenuta né a Prato né a Firenze.
In più Palazzo Vecchio si trova ora a giocare la a Londra, dato che le banche si sono affrettate a fare causa nella sede «naturale» dei contratti Isda una volta venute a conoscenza dell’intenzione di Firenze di bloccare i pagamenti. E di solito a Londra le questioni si complicano per gli enti locali italiani che hanno sottoscritto swap in modo «leggero».
Renzi tuttavia si mostra speranzoso: «Siamo convinti che le banche rischino di avere un ritorno di immagine negativo se le cose andassero male». Ma per Firenze soprattutto Merrill Lynch rischia di essere un osso duro.


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