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Province, volano coltelli. E ricorsi
Intesa lontana anche in Piemonte. E in Basilicata, Calabria, Puglia e Molise il Cal non c'è ancora

Altro che accorpamenti senza strappi, altro che concertazione. Tra le province candidate a scomparire iniziano a volare i coltelli. E i ricorsi. In Piemonte si è creato un inaspettato asse Pd-Lega contro l’accorpamento della provincia di Asti con quella di Alessandria. In Toscana si continua a litigare.

 

Mentre il presidente della provincia di Matera, Francesco Stella, rompe gli indugi e per primo decide di portare il governo Monti davanti al Tar Lazio. «Faremo di tutto per difendere la dignità del nostro territorio che è diventato provincia nel 1927, prima di Potenza, arrivando ad amministrare anche comuni della Terra d’Otranto», dice a ItaliaOggi con una punta di campanilismo.

Il ricorso contro la spending review e la delibera del 20 luglio (pubblicata sulla G.U. n. 171 del 24 luglio), con cui il consiglio dei ministri ha fissato in 350 mila abitanti e 2.500 kmq i requisiti minimi di sopravvivenza per gli enti, è pronto e sarà depositato nei prossimi giorni. Con un duplice obiettivo: ottenere subito la sospensione dell’iter di accorpamento ad opera del Tar e convincere i giudici amministrativi a trasmettere gli atti alla Corte costituzionale. I criteri individuati dal governo Monti, secondo i legali della provincia (che si sono avvalsi anche della consulenza del professor Pietro Ciarlo, ordinario di diritto costituzionale all’università di Cagliari) sarebbero viziati da eccesso di potere e violazione di legge. E tra le norme violate vi sarebbe proprio l’art.133 della Costituzione che disciplina la modifica delle circoscrizioni territoriali prevedendo che sia una legge a definirla su iniziativa dei comuni, sentita la regione. «Una legge, appunto, non un decreto come la spending review che affida a una delibera del consiglio dei ministri il compito di individuare i parametri, violando apertamente il principio della riserva di legge», commenta Rosina D’Onofrio, avvocato generale della provincia. «E poi», prosegue agguerrita l’avvocatessa materana, «sulla base di quale logica sono stati scelti i criteri della dimensione territoriale e della popolazione residente e non altri, come per esempio il Pil, la presenza di infrastrutture, il patrimonio culturale? I requisiti dovevano essere molti di più e spettava al parlamento definirli con precisione attraverso una legge delega. Ecco perché siamo convinti che il Tar e la Consulta ci daranno ragione».

Scegliendo la via delle carte bollate rispetto a quella della concertazione istituzionale, la provincia di Matera ha voluto portarsi avanti. Anche perché in Basilicata non sembra proprio che la questione del riordino delle province sia vissuta come prioritaria. Anzi. La regione non ha ancora istituito il Consiglio delle autonomie locali (al pari di Calabria, Puglia e Molise) e al suo posto ha creato una Conferenza permanente delle autonomie locali. La differenza tra i due organi non è solo nominalistica perché, fanno notare i diretti interessati, nei Cal le province sono maggiormente rappresentate e hanno più voce in capitolo. Nel secondo caso sono le regioni a farla da padrone. Tuttavia, visto che la legge 135/2012 fa riferimento solo ai Cal, non sembra sia possibile procedere al riordino delle province senza prima averli istituiti.

Là dove invece i Cal ci sono e sono operativi le cose non vanno meglio. In Toscana i presidenti delle province di Arezzo (Roberto Vasai), Livorno (Giorgio Kutufà) e Lucca (Stefano Baccelli) hanno scritto al governatore Enrico Rossi chiedendogli «di abbandonare il decisionismo e l’atteggiamento di sfida» e di desistere dal proposito di costituire tre macro-province con capoluoghi Firenze, Siena e Pisa.

In Piemonte, invece, l’ipotesi di un accorpamento tra la provincia di Asti e quella di Alessandria, non piace proprio a nessuno. E così si registra un’inusuale convergenza di opinioni tra la Lega che è al governo della regione e il Partito democratico. L’assessore regionale al bilancio, Giovanna Quaglia, ieri ha ribadito davanti al Cal Piemonte la propria contrarietà all’accorpamento di due territori «non omogenei». E una sponda inattesa è arrivata dal consigliere regionale Angela Motta (Pd) che ha definito «inaccettabile un ridisegno delle province del Piemonte incardinato sul principio dei quattro quadranti, che porti inesorabilmente alla fusione tra Asti ed Alessandria, o meglio all’annessione della prima da parte della seconda».

Insomma, questa settimana doveva essere decisiva e invece le prime riunioni dei Cal si sono rivelate un nulla di fatto. E la scadenza del 3 ottobre è sempre più vicina.


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