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L'auto blu in cima ai tagli
Spending review. Il bilancio della consultazione pubblica: il 36% contro le vetture di servizio

È il simbolo della casta per eccellenza e ha vinto anche la speciale classifica delle più odiate dagli italiani: è l’auto blu, la metafora del privilegio e ora anche dello spreco, che ha di fatto dominato la consultazione pubblica sulla spending review attivata dal Governo.
Delle 80mila mail che hanno inondato il sito e la casella speciale attivata per sollecitare le proposte dei cittadini sui tagli alla spesa pubblica, oltre 29mila (esattamente il 36,51%) riguardavano infatti la detestata auto blu. Secondo i cittadini sono tante, troppe e troppo costose. Un lusso che non possiamo più permetterci.
C’è chi se la prende con i consiglieri regionali dell’Abruzzo che hanno appena votato il rinnovo del parco auto datato 2010 e considerato «troppo vecchio» e chi non accetta che la vettura di servizio spetti anche a chi è cessato dall’incarico, come l’ex governatore della Campania, Antonio Bassolino (si vedano alcune delle lettere pubblicate a fianco).
Ma è un’onda collettiva di sdegno e di protesta che, come era immaginabile, a volte ha preso anche una deriva più populista. «Certo non tutte le segnalazioni sono effettivamente concrete e utilizzabili» – spiega Gianluca Sgueo, coordinatore del rapporto Governo-cittadini e di questa consultazione -. Abbiamo dovuto scremare le proposte non pertinenti, ma alla fine abbiamo girato al commissario Enrico Bondi più di 80mila suggerimenti». Un tour de force concentrato in un mese, durante il quale undici persone «prestate» da vari uffici di Palazzo Chigi hanno letto, catalogato e smistato i 130mila messaggi dalla Situation room, la grande sala riunioni dove si solito si affrontano le crisi di governo e le emergenze.
In meno di un mese, dal 2 al 29 maggio sono arrivati ben 131.536 messaggi, un record toccato soprattutto nei primi giorni di «apertura dei microfoni», dovuto anche al traino dei media, che hanno subito dato grande evidenza alla novità di una consultazione popolare via web.
Tra le migliaia di mail e di lettere non c’erano solo quelle riferite alle auto blu. Al secondo posto nella graduatoria dei tagli preferiti dagli italiani c’è l’eterogeneo capitolo della pubblica amministrazione. C’è chi segnala una comunità montana con 15 dipendenti «affacciati tutti i giorni al balcone» e chi se la prende con i servizi di trasporto offerti al personale dell’agenzia delle Entrate di Roma.
Dalle lettere emerge anche lo spaccato di un’Italia piena di uffici pubblici sovradimensionati, di caserme ormai vuote e, dunque, da dismettere e di edifici abbandonati.
Ma che fine hanno fatto queste segnalazioni? Qualcuna in realtà è già stata tradotta in norma. Sono arrivate infatti tantissime mail che proponevano di intervenire sugli acquisti di materiale della Pa. E dopo gli approfondimenti, il commissario alla spesa Enrico Bondi ha inserito nel secondo decreto sulla spending review una norma che rende obbligatorio centralizzare le forniture per energia e materiali di cancelleria. «Ogni segnalazione sulle auto blu poi è stata girata alla dipartimento della Funzione pubblica ed è finita nel monitoraggio bimestrale» aggiunge Sgueo. E le denunce più puntuali, quelle, per intenderci, circostanziate con tanto di nome e cognome, sono finite sul tavolo della Guardia di Finanza, che dovrà stabilire se ci sono gli estremi di reato.
Ma uno degli effetti indiretti della consultazione è quello di aver aperto un nuovo canale di comunicazione «senza filtri» tra l’istituzione e il cittadino, rafforzando questi esperimenti di democrazia partecipativa: a distanza di tre mesi dalla chiusura ufficiale dell’iniziativa c’è ancora chi scrive e propone nuovi tagli. «A tre mesi dalla chiusura arrivano ogni giorno nuove segnalazioni allo sportello del Dialogo con il cittadino – precisa il coordinatore -, ma ormai la consultazione vera e propria è chiusa». La spending review è, però, appena a metà strada.


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