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Il Patto di stabilità regionalizzato ha sbloccato 1 mld
Elaborazioni dell'associazione nazionale costruttori edili

Oltre 1 miliardo di euro di pagamenti per investimenti già sbloccati, con ulteriori margini che potrebbero aprirsi da qui alla fine di ottobre.
È molto positivo il primo bilancio dell’attuazione del c.d. Patto regionale verticale incentivato all’indomani della scadenza del termine imposto alle regioni dal decreto sulla spending review per definire il riparto degli spazi finanziari a favore dei comuni.
A tirare lo somme è stata l’Ance, Associazione nazionale costruttori edili, sempre molto attenta a monitorare l’esito delle misure finalizzate ad allentare i vincoli del Patto, da tutti indicato come il principale responsabile dei tempi biblici con cui gli amministratori locali onorano la fatture a loro debito.
Per metterci una pezza, l’art. 16, commi 12-bis e seguenti, del dl 95/2012 ha scommesso sulla regionalizzazione del Patto, già positivamente sperimentata negli anni passati, introducendo un incentivo monetario a favore delle regioni che, entro il 10 settembre, avessero deciso di cedere una quota del proprio obiettivo di Patto per accelerare la spesa in conto capitale da parte dei sindaci. Il governo ha messo sul piatto 800 milioni di euro, che grazie al moltiplicatore previsto dalla norma citata (si veda ItaliaOggi dell’11 agosto) avrebbero potuto liberare fino a 960 milioni di pagamenti.
In base all’indagine dell’Ance, i governatori sono andati ben oltre: le autorizzazioni di spesa sbloccate dalle regioni, infatti, ammontano a circa 1,1 miliardi di euro, importo che quasi eguaglia quello complessivamente raggiunto nell’intero 2011 (si veda la tabella in pagina).
La cifra, tuttavia, potrebbe aumentare ulteriormente nelle prossime settimane, quando scatterà la seconda fase della regionalizzazione, quella che include anche le province e che dovrà chiudersi entro il prossimo 31 ottobre: le regioni potranno cedere ulteriori spazi, ovvero cedere spazi a nuovi enti richiedenti (ma non ridurre gli spazi già ceduti con il Patto incentivato).
Rispetto al triennio 2009-2011, nel 2012 aumenta decisamente il numero delle regioni che hanno aderito alla regionalizzazione, che salgono a 16 (erano state 13 lo scorso anno, 7 nel 2010 e solo 6 nel 2009). Di fatto, è rimasta fuori solo la Sicilia, dato che per le regioni speciali del nord (Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige) anche in materia di Patto si applicano regole diverse. Gran parte del merito va, ovviamente, all’incentivo statale, che ha offerto ai governatori un’opportunità imperdibile per acquisire, in un contesto lacrime e sangue, preziose risorse statali da destinare all’abbattimento del debito pubblico.
La Lombardia (210 milioni), il Piemonte (121 milioni) e il Lazio (circa 110 milioni) sono, al momento, le regioni più generose; come detto, peraltro, molte amministrazioni hanno scelto di attuare la regionalizzazione in due fasi: solo dopo il 31 ottobre, quindi, si avrà il quadro completo.
Lo studio Ance sottolinea come la ristrettezza dei tempi della procedura abbia depotenziato i meccanismi già esistenti nelle varie regioni e favorito gli interventi «a pioggia» a favore di tutti i comuni del territorio, senza premiare quelli più meritevoli. In tal senso, sarebbe stato certamente preferibile allineare la tempistica delle due fasi, individuando un termine unico e ragionevole. Per le stesse ragioni, non si comprende perché le quote autorizzate in capo al singolo comune non possano essere ridotte, ovviamente fermo restando il contributo complessivamente assegnato al comparto nei limiti dell’importo incentivato dallo Stato, per evitare comportamenti opportunistici delle regioni. In tal modo, c’è il rischio che parte delle quote venga sprecata, finendo a comuni che non ne hanno necessità o che potrebbero accontentarsi di cifre più basse.


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