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Monti ha ancora 18 manager d'oro
Patroni Griffi relaziona sui tagli non fatti: molti sfondano il tetto di 294 mila lordi l'anno

Sono 18 gli stipendi fuorilegge dei manager pubblici. Il ministro della pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, alla Camera, ieri, ha avuto il pudore di non elencarli uno per uno con nomi e cognomi, ma ha fatto capire che per alcuni di loro, su richiesta proprio dei parlamentari, il governo potrebbe autorizzare la deroga al tetto dei 294 mila euro lordi annui stabiliti dal decreto Salva Italia.
È stato il Pd, Roberto Zaccaria, ex presidente della Rai, a chiedere a nome dei suoi colleghi di Montecitorio, di autorizzare una deroga stipendiale per alcuni manager. «Molti di noi», ha detto Zaccaria in commissioni riunite affari costituzionali e lavoro della Camera dove Patroni Griffi era stato chiamato a relazionare, «è favorevole a inserire nella nuova legge alcune deroghe per casi particolari. Un Manganelli, un Canzio o un Befera è giusto che abbiano retribuzioni pari alla loro responsabilità».
Patroni Griffi, che sa quanto possa essere delicato l’argomento in tempi di antipolitica, ha fatto capire che il governo finora, non si è avvalso della clausola derogatoria prevista nel decreto legge, ma che avrebbe illustrato al premier Mario Monti l’esigenza espressa dai parlamentari. «Allo stato il governo», ha detto il ministro della pa, «ha ritenuto opportuno, al momento di attuare la norma, di non esercitare la facoltà di deroga. Comunque riferirò al premier questo indirizzo».
Per il capo della Polizia, Antonio Manganelli, per il direttore dell’Agenza delle entrate, Attilio Befera, per il ragioniere dello Stato, Mario Canzio, ma anche per il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, cioè i manager dello Stato dei quali, al momento, si conosce lo «splafondamento» del tetto reddituale, potrebbe insomma aprirsi la strada della salvaguardia stipendiale, avallata dai parlamentari. Ma ufficialmente bisognerà ancora attendere qualche settimana, per sapere se ci saranno esonerati dal taglio, cioè il termine del monitoraggio della funzione pubblica. Il controllo sull’applicazione del Salva-Italia, ha infatto spiegato il ministro in audizione alla Camera, è ancora incompleto: erano interessate circa 80 amministrazioni (di cui una quindicina enti parco, con manager con stipendi non elevati) e al questionario hanno risposto meno della metà (37). Tra queste sono emersi 18 casi di «scostamento immediato» dalla soglia massima, ovvero di casi in cui la sola retribuzione (senza il cumulo con altre entrate) supera il tetto. Le amministrazioni sono quindi intervenute per tagliare i compensi entro il limite previsto dalla legge, parametrato al trattamento economico del primo presidente di Corte di Cassazione. «Alcune amministrazioni hanno segnalato di non aver nessun superamento», ha spiegato Patroni Griffi, «altre invece ne hanno segnalato più di uno da parte dei vertici, del resto alcuni erano già noti, non abbiamo grandi sorprese».Tra questi, «ci sono sforamenti di 10 mila euro e altri di 90-100 mila euro. Per fine mese magari riusciremo a dare i dati complessivi».


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