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Riccardi: niente proroga per la regolarizzazione
Immigrati. Il ministro invita i datori ad aderire: «Non ci sarà un'altra possibilità»

Il tempo stringe e non ci sarà nessuna proroga per la regolarizzazione dei lavoratori immigrati. A dirlo è stato, ieri, il ministro della Cooperazione internazionale Andrea Riccardi, a Milano per il Forum della Cooperazione Internazionale. A 15 giorni dalla scadenza dei termini per presentare l’istanza di emersione, sono 44.159 le domande pervenute al ministero dell’Interno. Di queste 38.994 riguardano i lavoratori domestici.
Nonostante lo scarso afflusso di istanze, Riccardi ha sottolineato che «abbiamo dato agli italiani questa finestra di un mese. Abbiamo fatto una campagna di informazione. È un’opportunità: se vogliono utilizzarla, possono farlo per altri 15 giorni».
È probabile che l’afflusso di richieste possa aumentare una volta chiariti i dubbi sugli organismi pubblici che possono certificare la presenza in Italia dello straniero almeno dal 31 dicembre 2011. I chiarimenti arriveranno in questi giorni, dopo che l’Avvocatura dello Stato espirmerà il proprio parere su quanto stabilito dai ministeri interessati. «I parametri – spiega infatti Riccardi lasciando intendere che l’argomento stato motivo di dibattiti – sono stati frutto della contrattazione tra le diverse forze politiche che sostengono questo governo dove ci sono opinioni differenti».
Le istruzioni attese dovranno definire una volta per tutte con quali documenti lo straniero potrà provare la presenza in Italia: secondo il prefetto Mario Morcone, «quegli organismi non possono limitarsi alla sola amministrazione pubblica. Personalmente penso che i biglietti di viaggio su Trenitalia ma anche gli abbonamenti sui mezzi pubblici possano valere». In attesa che questa «apertura» diventi ufficiale, però, i datori di lavoro non regolarizzano il proprio dipendente.
Ma la regolarizzazione non serve solo allo straniero per uscire dalla clandestinità: è necessaria anche al datore di lavoro, che finito questo periodo transitorio andrà incontro alle sanzioni previste dal decreto legislativo 109/2012.
Fino ad oggi, la domanda di emersione riguardano cittadini di 128 Paesi: in testa c’è il Bangladesh, con 6.034 istanze, seguito da Marocco (5.817), India (5.464), Egitto (4.552), Ucraina (3.666) e Cina (3.580).
Sul fronte dei datori di lavoro, spiccano le grandi città: la maggior parte delle istanze proviene da Milano (6.637), Roma (4.912) e Napoli (4.299), seguite da Brescia (1.937), Bergamo (1.356) e Torino (1.319).
A chi lamenta di un costo troppo elevato per la sanatoria, il ministro Riccardi ieri ha risposto così: «È una penale che va pagata, anche perché in questo modo non si premia un comportamento che non è stato, diciamo, legale».
Riccardi ha poi invitato i datori che danno lavoro a immigrati irregolari a cogliere questa occasione: «Sono convinto – ha detto – che è un’occasione che non si ripeterà». Quella in corso potrebbe, dunque, essere l’ultima regolarizzazione. Chi non partecipa rischia – oltre alle sanzioni – di lasciare il proprio lavoratore in clandestinità.


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