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Patto di stabilità, stretta da 2,2 miliardi
Tagli alle autonomie. Il Governo rivede al rialzo i sacrifici imposti dalla spending per il prossimo triennio

Vista dalla parte delle autonomie la legge di stabilità varata ieri si traduce soprattutto in un inasprimento dei tagli previsti dalla spending review di luglio. Per il 2013 il contributo chiesto a Regioni, Province e Comuni è destinato a salire di 2,2 miliardi. E lo stesso accadrà nel 2014 e nel 2015.
A pagare il conto più salato, stando alla bozza di Ddl entrata ieri a Palazzo Chigi, saranno le Regioni. Fermi restando i 700 milioni di “sacrifici” in programma per quest’anno, i territori a statuto ordinario vedranno salire da 1 a 2 miliardi l’obiettivo del patto di stabilità per il biennio 2013/14 e da 1,05 a 2,05 quello per il 2015. A loro volta quelli speciali vedranno crescere di 500 milioni le riduzioni imposte anno per anno dal Dl 95.
Cattive notizie anche per gli enti locali. Nel considerare immutata la stretta da 500 milioni per il 2012, i Comuni vedono salire da 2 a 2,5 miliardi i tagli in agenda per il 2013 e il 2014 e da 2,1 a 2,6 quelli in programma per il 2015. Stesso discorso per le Province che vedono aumentare la sforbiciata del biennio 2013/14 da 1 a 1,2 miliardi e quella per il 2015 da 1,05 a 1,25 miliardi.
Comuni e Province sono interessati anche da un altro comma. Quello che prolunga al 2013 e 2014 le regole di funzionamento per il fondo sperimentale di riequilibrio del federalismo. Una misura-tampone, resa necessaria dalla mancata emanazione del decreto correttivo del fisco municipale che avrebbe dovuto disciplinare il fondo definitivo di riequilibrio.
La stretta per le autonomie non dovrebbe esaurirsi qui. Il Ddl licenziato ieri vieta a enti territoriali e sanitari di acquistare immobili senza documentarne «l’indispensabilità e indilazionabilità». E se dovranno farlo, in ogni caso, lo faranno sulla base di un prezzo congruo stabilito dal Demanio. Un divieto che vale anche per le Autorità indipendenti e la Consob. L’elenco delle voci interessate dall’austerity si annuncia in realtà più lungo. Per mobili e arredi le uscite non possono eccedere il 20% di quanto speso nel 2011, pena la responsabilità amministrativa e disciplinare dei dirigenti. Stop inoltre all’acquisto di auto e leasing fino a fine 2014 con la revoca automatica di tutte le procedure di acquisto iniziate a decorrere dal 9 ottobre 2012.
Critiche le voci che si sono levate da Regioni ed enti locali al termine del vertice a Palazzo Chigi che ha preceduto il Cdm. Il governatore emiliano Vasco Errani ha sottolineato come non ci siano «assolutamente le condizioni per pesare su alcuni servizi essenziali per i cittadini», in primis trasporto locale e sanità. Gli ha fatto eco il sindaco di Perugia, nonché vicepresidente dell’Anci: «Il Governo sappia che i Comuni non possono sopportare altri tagli».

I NUOVI TAGLI

1,5 miliardi
Stretta sulle Regioni
Il contributo più salato della nuova ondata di tagli lo pagheranno le Regioni. Quelle ordinarie vedrebbero salire il loro contributo da 1 a 2 miliardi per il biennio 2013/14 a cui aggiungere i 500 milioni di stretta aggiuntiva sulle speciali

500 milioni
Giro di vite sui Comuni
La stretta sui Comuni è destinata a salire dai 2 miliardi previsti dalla spending per il 2013 e 2014 ai 2,5 miliardi conteggiati dalla legge di stabilità

200 milioni
Sacrifici per le Province
Il taglio sale da 1 a 1,2 miliardi nel 2013 e 2014


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