MAGGIOLI EDITORE - La Gazzetta degli Enti Locali


Luci spente per le strade e stop all'acquisto di auto
Pubblica amministrazione. La spesa per i mobili ridotta dell'80%

La crisi della finanza pubblica arriva a spegnere l’illuminazione pubblica, almeno a giudicare dalla bozza della legge di stabilità entrata ieri in Consiglio dei ministri. Per risparmiare, Regioni e Comuni (ma anche lo Stato per le aree di sua competenza) dovranno decidere in quali strade spegnere le luci di notte, in quali prevedere un’illuminazione «affievolita» e dove invece mantenere il livello di luce normale.
L’operazione «cieli bui» si inserisce in un nuovo capitolo di spending review concentrato ancora una volta sul tema dei «consumi intermedi», già protagonista del decreto di luglio. Oltre ai lampioni, finiscono nel mirino gli acquisti e i leasing delle auto (vietati da ieri), le acquisizioni di immobili, le spese per arredamento (taglio dell’80%).
L’ennesima stretta si applica a tutte le pubbliche amministrazioni centrali e periferiche e, più in generale, a tutti gli enti inseriti nell’elenco Istat per il conto economico consolidato della Pa. Una platea in cui, ancora una volta, rischiano di essere coinvolte anche le casse previdenziali professionali, proprio in queste settimane impegnate in un braccio di ferro con il Governo sull’applicabilità delle misure contenute nel decreto estivo sulla revisione di spesa. In fatto di autovetture di servizio, la norma è drastica: fino al 31 dicembre 2014, le pubbliche amministrazioni non potranno più acquistare automobili o sottoscrivere contratti di leasing. Le procedure di acquisto avviate fino a ieri, ma non ancora arrivate al traguardo, sono revocate per legge, e negli enti territoriali il rispetto di questa regola è condizione indispensabile per accedere alle risorse del fondo anti-dissesto appena introdotto dal decreto enti locali. Esclusi dallo stop alle auto solo forze dell’ordine, vigili del fuoco e servizi sociali e sanitari (ma in questo caso solo se l’acquisto riguarda attività necessarie a garantire i livelli essenziali di assistenza).
Anche sugli immobili, il blocco è quasi totale ma, almeno secondo le bozze disponibili fino alla tarda serata di ieri, partirà dal 1° gennaio 2014. Nel nuovo regime, le pubbliche amministrazioni potranno investire nel mattone solo se il responsabile del procedimento mette la firma in fondo a un atto in cui si attesta che l’acquisto è indispensabile e non può essere differito, e l’agenzia del Demanio certifica (dietro rimborso spese) che la il prezzo è giusto: nel caso delle amministrazioni centrali, queste saranno condizioni indispensabili per ottenere il via libera per decreto da parte del ministero dell’Economia (introdotto dalla prima manovra estiva del 2011). La regola nasce per fermare il gigantismo immobiliare che ha caratterizzato alcune amministrazioni centrali e non, ma anche per evitare il ripetersi di vicende controverse come il «caso di Via della Stamperia», un immobile venduto per 44 milioni alla cassa psicologi da una società immobiliare che l’aveva acquistato poche ore prima per 26 milioni. Sempre nell’ottica di razionalizzazione del patrimonio, un fondo da 500 milioni nel 2013 e un miliardo dal 2014 servirà all’Economia per pagare gli affitti di immobili statali conferiti a fondi immobiliari. La cura non dimentica poi l’arredamento, che nel 2013 e nel 2014 non potrà assorbire più del 20% delle risorse dedicate allo stesso scopo nel 2011. I risparmi così ottenuti andranno conferiti al bilancio dello Stato: salvi da quest’ultimo obbligo enti vigilati dalle Regioni e dalle Province autonome (ma non le casse previdenziali).
Chiude il capitolo il rafforzamento dei parametri Consip, che per gli acquisti di beni e servizi da parte dello Stato potranno essere derogati solo per contratto.


www.lagazzettadeglientilocali.it