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Confindustria: bene la riforma del Titolo V ok entro la legislatura

L’insieme delle azioni decise dal Governo per mettere in assetto il sistema suscitano sentimenti in chiaroscuro nelle parti sociali. Piace alle imprese il disegno di legge di riforma del Titolo V della Costituzione, giudicato «un passaggio essenziale per rendere più efficiente» l’architettura istituzionale del Paese. In particolare, «coglie nel segno la revisione delle competenze normative di Stato e Regioni in tema di porti, aeroporti, trasporti, comunicazioni, energia e commercio estero, che punta ad assicurare regole uniformi e processi decisionali più rapidi in settori fondamentali per lo sviluppo economico del Paese». Per questo Confindustria chiede al governo e alle forze politiche di «un forte impegno» per approvare il disegno di legge entro la fine della legislatura. Un obiettivo che si ritiene «possibile e urgente». È il comunicato che il vertice confindustriale ha diffuso ieri pomeriggio, dopo la riunione del Comitato di presidenza.
Sul complesso delle decisioni prese martedì dal consiglio dei ministri il vertice di Confindustria, prima di un commento complessivo, ha preferito approfondire ancora i dettagli delle numerose e complesse misure. Una condivisione esplicita invece è già arrivata sulla riforma del Titolo V, esigenza su cui il presidente, Giorgio Squinzi, stava insistendo in queste settimane.
Su posizioni differenziate invece i sindacati sulle scelte fiscali, fra la Cgil che respinge in toto le misure e Cisl e Uil parzialmente favorevoli all’alleggerimento del peso delle tasse. Molto preoccupata Confcommercio, le cui analisi prevedono un calo dei consumi tra i 5 e i 7 miliardi per via del rialzo dell’Iva. Per Susanna Camusso, la legge di stabilità nel complesso è una manovra «depressiva» e il ritocco dell’Iva «sarà scaricato tutto sul futuro governo. Un aumento solo parzialmente compensato dal taglio dell’Irpef». Di fatto, spiega ancora Camusso, «gli incapienti, che sono il 20% degli italiani, avranno un secco aumento del costo della vita».
Il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, reputa la scelta di abbassare le prime due aliquote Irpef come una svolta limitata (un «brodino» dirà in serata), ma importante. Anche la Uil anche vede in quest’ultima opzione un «primo passo» nella direzione più volte auspicata di agire alleviando l’imposizione sui redditi da lavoro e di pensione, ma sarebbe stato «più efficace ed equo un aumento delle relative detrazioni per un utilizzo più proficuo delle risorse impegnate». Quello del Governo è «un grave errore», rincara il presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua Magliani: «L’incremento di un punto per le aliquote del 10 e del 21 per cento è una mazzata da 1,5 miliardi di euro sui consumi alimentari. Verranno colpiti molti prodotti di prima necessità come ad esempio carni, prodotti ittici e acque minerali».
Come detto, sul Titolo V è arrivato dal Comitato di presidenza di Confindustria il «forte apprezzamento per l’iniziativa legislativa che le imprese chiedevano da tempo». In particolare, scrive la nota, «coglie nel segno la revisione delle competenze normative di Stato e Regioni in tema di porti, aeroporti, trasporti, comunicazioni, energia e commercio estero, che punta ad assicurare regole uniformi e processi decisionali più rapidi in settori fondamentali per lo sviluppo economico del paese». Il ddl, secondo la Confederazione degli imprenditori, persegue gli obiettivi della semplificazione e della certezza del diritto, prioritari per Confindustria. «L’attribuzione di una competenza esclusiva dello Stato in tema di procedimenti autorizzatori e livelli minimi di semplificazione è il presupposto necessario per avviare una serie riforma della Pa».


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