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Ritardi della Pa e investimenti, due plafond da dieci miliardi
Le alternative/2. Smobilizzo e premi ai virtuosi

Due plafond da 10 miliardi ciascuno per sanare due malattie croniche delle Pmi: il peso dei crediti vantati nei confronti della Pubblica amministrazione e la difficoltà a investire in tempo di crisi. A prevederli sono i protocolli siglati dall’Abi con le associazioni degli imprenditori lo scorso 22 maggio, che utilizzano le risorse provenienti dalla liquidità immessa dalla Bce. A costi contenuti e più trasparenti.
Le due formule, attive fino al 31 dicembre con la possibilità di una proroga, sono destinate alle imprese che al momento della presentazione della domanda non hanno posizioni debitorie classificate come sofferenze, partite incagliate, esposizioni ristrutturate, esposizioni scadute/sconfinanti né procedure esecutive in corso.
Il primo plafond
Il primo plafond serve a concedere condizioni vantaggiose di accesso al credito per le imprese che soffrono dei ritardi di pagamento del settore pubblico. Potrà essere utilizzato per smobilizzare i crediti certificati dalle amministrazioni pubbliche, centrali e locali, e dal servizio sanitario nazionale. Le modalità tecniche per accedere ai crediti sono tre: sconto pro soluto, con l’impresa che cede il proprio credito alla banca; anticipazione con cessione del credito, anche in forma di sconto pro solvendo, dove l’impresa non esce di scena ma resta a garanzia del credito; anticipazione senza cessione del credito. In quest’ultimo caso l’azienda si impegna a dare alla banca mandato irrevocabile all’incasso del credito vantato nei confronti della Pubblica amministrazione e con necessaria copertura del Fondo di garanzia per le Pmi o di un altro garante.
I tassi di interesse sono determinati sulla base di due elementi: il costo della provvista per la banca, maggiorato di uno spread in una forchetta tra 80 e 137 punti base e uno spread in funzione della qualità dell’impresa, del garante e della struttura dell’operazione. Per motivi di trasparenza sarà la banca a comunicare all’impresa il tasso di interesse e l’importo esatto dei due fattori che lo determinano. Gli istituti dovranno inoltre pubblicare sul sito Internet l’entità del plafond messo a disposizione. Ogni banca che ha aderito al protocollo può però offrire alle imprese condizioni migliori rispetto a quelle previste per il plafond.
La seconda formula
La seconda dote destinata, alle Pmi che operano in Italia e appartenenti a tutti i settori, potrà finanziare tutti gli investimenti in beni materiali e immateriali all’attività di impresa, compresi gli investimenti avviati nei 6 mesi che precedono la presentazione della domanda. Il plafond deriva in parte dalla liquidità immessa dalla Bce e in parte da una convenzione tra Abi e Cdp. Il tasso di interesse verrà determinato sulla base del costo della provvista e di uno spread in funzione della qualità dell’impresa: entrambi verranno comunicati alle Pmi insieme al tasso definitivo. Il costo della provvista dipende dalla durata dei finanziamenti: per quelli sotto i 3 anni sarà pari a quello di accesso per la banca alla provvista Bce, collocato tra 180 e 237 punti base. Per quelli di durata superiore ai 3 anni il costo corrisponderà a quello della provvista applicata dalla Cassa Depositi e Prestiti sulla specifica durata, rilevato al momento della stipula del contratto di finanziamento. È inoltre prevista una riduzione del tasso di finanziamento in caso di garanzia, da parte del Fondo centrale per le Pmi, Ismea, Sace o dei Confidi.


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