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Anti-default, un fondo pieno di incognite

di Ettore Jorio Università della Calabria 

Con la conversione del dl 174/12 è iniziata la corsa dei comuni verso il predissesto. Molti sindaci, impauriti dai ricorrenti default, suppongono di evitare il dissesto con i denari che esso mette a disposizione. Un istituto previsto dal legislatore esclusivamente nell’interesse pubblico ovverosia per garantire i servizi altrimenti non erogabili.

Gli enti locali, che entro la fine del 2012 hanno perfezionato la procedura neointrodotta nel Tuel (artt. 243-bis-quater) godranno, tra l’altro, dell’opportunità di rendersi destinatari di un finanziamento di 300 euro massimo per ogni residente. Una quota capitaria dall’entità aleatoria.

Se, infatti, dovesse realizzarsi quanto si presume (con istanti i comuni di Napoli, Reggio Calabria, Cosenza, Palermo, Catania, Messina, Ancona, Macerata e Parma) tale finanziamento unitario diverrà poca cosa. Non superiore a 153 euro a cittadino. Il tutto, ovviamente, al netto dei 50 mln destinati alla regione Campania e i 20 mln a Reggio Calabria (perché sciolto per mafia) da sottrarsi ai 498 mln previsti per il 2012. Di conseguenza, tanto chiasso per nulla e per pochi. Agli altri comuni non rimarranno che le preghiere.

A proposito della procedura, la sezione autonomia della Corte dei Conti ha approvato il 13 dicembre scorso apposite linee guida, con a esse allegato uno specifico fac-simile istruttorio. Un documento complesso e articolato. Corredato di numerosi schemi e suddiviso in due sezioni, cui gli enti locali dovranno strettamente attenersi. La prima, afferente all’analisi sulle cause determinanti lo squilibrio. La seconda, riguardante il risanamento.

Ebbene, proprio per la rigidità dei dati da indicare a sostegno della domanda, da dovere perfezionare in tempi da record (31/12/2012), potrebbe verosimilmente registrarsi un qualche incidente procedurale.

Se il numero delle domande fosse tale da determinare (così come avverrà) una diminuzione, rispetto agli 300 euro previsti, della quota capitaria disponibile, essa comporterà la necessaria rielaborazione e la riformulazione dei piani di riequilibrio presentati dagli enti locali richiedenti. Ciò comporterà il loro riesame da parte degli organi competenti (Corte dei conti e commissione per la finanza e gli organici degli ee.ll.) per confermarne la fattibilità. Insomma, sarà tutto da rifare, atteso che l’esito favorevole della procedura di riequilibrio e di restituzione del finanziamento è strettamente connesso alla correttezza del progetto del risanamento promesso. Un business plan vero e proprio. In quanto tale da adeguare, nell’eventualità, tenuto conto delle nuove risorse.

Concludendo, si ritiene ovvio affrontare un ulteriore problema, meglio sottolineare una contraddizione. Essa riguarda l’esito delle procedure, che si ha ragione di ritenere di profondo insuccesso, e la capacità degli enti beneficiati di procedere correttamente, nel termine massimo di un decennio, alla restituzione del finanziamento goduto, peraltro indispensabile per rimpinguare l’istituito fondo di rotazione, altrimenti a secco di risorse

Ebbene, al riguardo viene prevista, in caso di non puntualità nell’impegno restitutorio, la possibilità dello stato di trattenere il dovuto dai trasferimenti ricorrenti.

Al riguardo due perplessità. Ma con il novellato art. 119 Cost e con l’approvazione della legge attuativa 42/09 e suoi decreti delegati gli enti locali non assumono entrate proprie tanto da ritenere abrogata ogni forma di trasferimento? E, ammesso che fosse possibile, come possono destinarsi all’ammortamento del prestito i fabbisogni standard individuati dalla vigente normativa, quale finanziamento ideale indispensabile per assicurare ai cittadini l’esercizio delle funzioni fondamentali degli enti locali, dai quali dipende la loro esigibilità dei servizi e delle prestazioni essenziali?

Alla Consulta, che sarà di certo coinvolta in via incidentale nei numerosi contenziosi che si instaureranno, il compito di fare chiarezza alle tante nebulosità che un tale provvedimento legislativo presenta.


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