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In regione Lombardia buoni pasto a 9 euro
I giudici contabili bacchettano il bilancio preventivo 2013

A Milano, si sa, la vita costa cara. E a mangiar sempre fuori si rischia di spendere una fortuna. Per questo, 7 euro di buoni pasto al giorno per la pausa pranzo dei dipendenti non sono stati ritenuti sufficienti dalla regione Lombardia che ha previsto un bonus di ulteriori 2 euro per i non dirigenti.

Con buona pace di Mario Monti, Enrico Bondi e della spending review. «Abbiamo le risorse», si è giustificata la regione, «i buoni pasto a 9 euro saranno finanziati dai risparmi sulla spesa e dalle riduzioni di personale». Peccato però che la Corte conti Lombardia non sia dello stesso avviso perché le regioni non possono fare da sé sulle retribuzioni dei dipendenti, di cui i buoni pasto costituiscono una importante voce.

Con la delibera n.501/2012, i giudici contabili lombardi hanno preso le distanze dal bilancio di previsione 2013 approvato il 26 ottobre scorso dalla giunta di emergenza che sta guidando palazzo Lombardia dopo lo scioglimento del consiglio deciso dal governatore uscente Roberto Formigoni.

La pronuncia è emblematica perché dimostra le potenzialità del controllo contabile sui bilanci delle regioni assegnato alle sezioni regionali di controllo dal decreto salva-enti locali (dl 174/2012).

Ai giudici erariali non poteva infatti sfuggire l’anomalia contenuta nella Finanziaria lombarda per il 2013 che, incurante di quanto previsto dall’art.5 comma 7 del dl 95/2012, dal 1° gennaio 2013 elevava a 9 euro il valore nominale del buono pasto giornaliero attribuito al personale, mentre quello dei dirigenti restava fisso a 7 euro.

Per la regione era tutto ok. Nessuna illegittimità, nessuna violazione dei principi e degli equilibri di finanza pubblica, nessuna invasione di campo sul terreno delle prerogative statali. I risparmi sarebbero arrivati dalla revisione strutturale della pianta organica. Una tesi che però non ha convinto la Corte.

Il collegio presieduto da Nicola Mastropasqua ha con chiarezza affermato che la disciplina dei buoni pasto è «un aspetto fondamentale del trattamento economico dei dipendenti regionali il cui rapporto d’impiego è stato privatizzato». E in quanto tale «rientra nella competenza esclusiva statale in materia di ordinamento civile». Ne consegue, ha concluso il collegio, «che è esclusa la possibilità di interventi legislativi regionali derogatori, a prescindere da eventuali forme di autoqualificazione normativa».


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