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«Sbloccare i debiti Pa, sì a sgravi Irap»
Camusso: i rimborsi devono tradursi in occupazione - «Restituire il fiscal drag ai lavoratori»

Le scelte del governo Monti «hanno messo a rischio il sistema produttivo», per Susanna Camusso il tema «trasversale per imprese e sindacati», è quello della «riduzione della tassazione che grava su chi produce», per «salvaguardare le aziende e rimettere in moto i consumi». 
La leader della Cgil rompe un vecchio tabù del sindacato di Corso d’Italia e apre alla riduzione dell’Irap. Il ragionamento è che per «ridare fiducia al Paese» bisogna alleggerire le tasse ai lavoratori impoveriti dal fiscal drag e alle imprese che producono, spostando la tassazione verso le rendite e i grandi patrimoni»; sarebbe «un segnale in direzione del cambiamento». La Camusso concorda su un’altra richiesta del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, la restituzione dei debiti della Pa alle imprese, e propone un criterio per i rimborsi.
Segretario, è stata rinviata l’approvazione del decreto sullo sblocco dei crediti delle imprese che ha ricadute anche per i lavoratori. Cosa chiedete al Governo?. 
Bisogna fare in fretta, il fattore tempo non è una variabile indipendente. È una misura necessaria non solo per immettere liquidità alle imprese, ma anche per evitare di bloccare i cantieri e le produzioni di beni e servizi che danno lavoro. Considerando la limitatezza di risorse rispetto all’entità dei debiti, proponiamo che come criterio venga data priorità alla difesa del lavoro, che il credito si traduca il mantenimento di posti di lavoro. Il pagamento dei crediti non può tradursi in un aumento della tassazione per i lavoratori, che invece va abbassata, essendo già molto alta. E rischia di aumentare per la sovrapposizione delle prossime scadenze fiscali. 
La concomitanza tra Imu, Tares, aumento dell’Iva è motivo di preoccupazione anche per il sindacato. Sulla Tares come giudica la scelta del governo di confermare il rincaro dello 0,30% spostando la maggiorazione da maggio a dicembre? 
Lo spostamento a fine anno è un segnale non sufficiente, il tema è non solo la concomitanza tra diversi adempimenti fiscali, ma anche la quantità dal momento che siamo in presenza di un alto livello di tassazione per i redditi da lavoro. La Tares, il previsto aumento dell’Iva penalizzano chi è più in difficoltà, impedendo il rilancio dei consumi.
Cosa proponete in vista della scadenza di giugno per il pagamento dell’Imu? 
Proponiamo una riduzione seria per i soli proprietari di una casa. 
Come pensa di assicurare la copertura, considerando che l’Imu sulla prima casa vale oltre 4 miliardi e rappresenta un’importante fonte di gettito per i comuni? 
Proponiamo l’abbattimento solo per chi ha una sola abitazione, facendo pagare chi ha più case. Per evitare di scaricare tutto sui comuni proponiamo di rendere significativamente progressiva l’Imu, prevedendo l’esenzione per determinate categorie in gravi difficoltà, come i disoccupati o i pensionati al minimo. Reputo un’emergenza immediata che il governo in carica e il Parlamento approvino misure per consentire a imprese, lavoratori e pensionati di resistere alla crisi. Va poi affrontato il principio della tassazione ingiusta che grava sui lavoratori impoveriti dal fiscal drag e sulle attività produttive che devono fare i conti con un carico fiscale che rappresenta un impedimento alla sopravvivenza. 
Si riferisce all’Irap?
Sì, guardiamo all’Irap, alla diminuzione del costo del lavoro dalla base imponibile, a condizione vi sia reciprocità, con un intervento a beneficio dei lavoratori. Proponiamo di restituire il fiscal drag al lavoratori con un intervento una tantum, finanziato dagli introiti provenienti dalla lotta all’evasione fiscale. Va introdotto un principio di giustizia che essendo venuto meno, ha finito per alimentare il rancore sociale e la rabbia.
Ritiene che quello del fisco possa essere un terreno d’azione comune con le imprese?
Chi lavora e chi li rappresenta hanno a cuore la salvaguardia del tessuto produttivo del Paese. Con Cisl e Uil stiamo ragionando sulla possibilità che le parti sociali si vedano per alcune valutazioni, partendo dalla centralità del lavoro che rappresenta un’idea condivisa, per indicare proposte comuni al governo. Oltre all’emergenza c’è anche il tema del cambiamento delle politiche, perchè se la logica è quella di scaricare sempre i costi sul lavoro, il Paese non può ripartire. L’altra leva è la contrattazione e le regole sulla rappresentanza su cui stiamo confrontandoci in modo costruttivo con le imprese.
Un altro motivo di preoccupazione è rappresentato dagli ammortizzatori in deroga. Regioni e sindacati hanno stimato che per l’intero 2013 mancano tra 800 milioni e 1 miliardo. Come reperirli?
Con l’incremento di richieste di ammortizzatori in deroga, l’esercito dei senza reddito rischia di aumentare in assenza di nuove risorse. Insieme a Bonnani e Angeletti abbiamo indetto una manifestazione il 16 aprile davanti al Parlamento per chiedere fondi adeguati. Non si inventino furberie, li vadano a prendere dai grandi patrimoni, dalle rendite finanziarie e dai proventi dalla lotta all’evasione.
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IL COSTO DEL LAVORO

10,7 miliardi
L’Irap sul costo del lavoro
Il valore dell’imposta versata nel 2010 nel settore privato, in base ai dati del ministero dell’Economia. Le retribuzioni lorde hanno superato i 351 miliardi 

31,6 miliardi
Contributi dei dipendenti
L’onere complessivo a carico dei lavoratori nel 2010. I contributi sociali a carico del datore di lavoro sono stati pari 122,5 miliardi. L’Irpef sulle retribuzioni ha toccato quota 63 miliardi

2.279 milioni
Un punto % di cuneo fiscale
Tanto vale, secondo il Mef, l’aumento di un punto percentuale del cuneo fiscale, considerando l’Irap. Senza imposta regionale il valore scende a 2.172 milioni


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