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Scadenze a incastro per l'Imu
Guida per i contribuenti per districarsi con la tempistica senza incappare in sanzioni

Il calendario è cambiato ma (per ora) gli aumenti rimangono. Imu e Tares continuano a turbare i sonni dei contribuenti, malgrado l’ennesimo restyling normativo operato dal decreto varato dal governo per sbloccare i debiti della p.a. (dl 35/2013). Molte sono, tuttavia, le novità, che riguardano soprattutto la tempistica dei pagamenti.

Per l’Imu, la regola rimane quella (già applicata per l’Ici) del pagamento in due rate, con un primo acconto in scadenza al 17 giugno (il 16 è domenica) e il saldo da versare entro lunedì 16 dicembre. È anche possibile (lo prevede l’art. 9, comma 3, del dlgs 23/2011) provvedere al versamento dell’imposta complessivamente dovuta in un’unica soluzione annuale, da corrispondere entro il termine per il versamento dell’acconto, ma si tratta anche quest’anno di una scelta poco consigliabile. Il rischio, infatti, è quello di doversi comunque presentare alla cassa anche a fine anno, per far fronte agli aumenti decisi medio tempore dai comuni.

Dopo le modifiche introdotte dall’art. 10 del dl 35, infatti, il meccanismo somiglia a una storia a bivi dei fumetti. Il primo bivio è previsto per il 16 di maggio, data che rappresenta la dead line entro la quale le deliberazioni dei comuni che fissano le aliquote dell’imposta (oltre che i regolamenti che ne disciplinano l’applicazione) devono essere pubblicate sul sito del Dipartimento delle finanze per essere efficaci già in sede di versamento dell’acconto. A tal fine, i comuni sono tenuti a inviare i predetti provvedimenti al Mef (esclusivamente per via telematica) entro il 9 maggio. Se questo timing sarà rispettato, già a giugno occorrerà tenere conto di quanto deciso dai sindaci. In caso contrario, il versamento della prima rata dovrà essere pari al 50% dell’imposta dovuta calcolata sulla base dell’aliquota e della detrazione valide per l’anno passato. Attenzione, però a considerare quanto pagato complessivamente nel 2012 e non solo all’ammontare dell’acconto versato lo scorso mese di giugno, che nella stragrande maggioranza dei casi era stato calcolato applicando le aliquote e la detrazione nella misura standard fissata dallo stato.

Il secondo bivio arriverà in autunno. Da quest’anno, infatti, i comuni, per garantire il ripristino dei propri equilibri di bilancio, possono ritoccare le aliquote relative ai tributi di propria competenza (oltre che le tariffe per i servizi) anche dopo l’approvazione del bilancio di previsione, fino al 30 settembre. I provvedimenti sull’Imu, per incidere sulla misura del saldo, dovranno essere trasmessi alle Finanze entro il 9 novembre e pubblicati sul sito del Mef entro il 16 novembre. Altrimenti, per il versamento della seconda rata si applicheranno gli atti pubblicati entro il 16 maggio oppure, in mancanza, quelli adottati per il 2012.

Come evidente, si tratta di un labirinto all’interno del quale ciascun contribuente, per non incappare nelle sanzioni, dovrà districarsi monitorando con attenzione le decisioni assunte dal proprio comune con un occhio al calendario e l’altro alla tempistica di pubblicazione dei provvedimenti sul sito delle Finanze. Al riguardo, occorre precisare che, almeno in teoria, lo stesso comune potrebbe intervenire più volte sulle aliquote: per esempio, una prima volta con efficacia ai fini dell’acconto e una seconda per incidere sul saldo. In tal caso, in occasione del secondo versamento, occorrerà procedere al conguaglio sulla prima rata versata. Ma analoghe difficoltà riguardano anche i professionisti e i Caf, che infatti hanno già lanciato l’allarme, sottolineando come il lasso di tempo di 30 giorni fra la pubblicazione degli atti e le scadenze dei pagamenti (16 maggio-17 giugno e 15 novembre-16 dicembre) sia troppo breve per consentire l’adeguamento delle loro basi dati.


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