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Pagamenti Pa più vicini anche per l'«in-house»
Dl sblocca debiti. Oltre 650 emendamenti

Un intervento per sbloccare anche i pagamenti delle società in house degli enti locali e procedure di certificazione più fluide e veloci. Su questi due fronti il decreto sblocca debiti potrebbe cambiare volto, così come su altri aspetti messi al centro degli oltre 650 emendamenti depositati ieri in commissione speciale alla Camera (quasi la metà a firma di deputati Pd e Pdl).
I tempi in Parlamento, tuttavia, potrebbero allungarsi e l’approdo in Aula slittare oltre il previsto 6 maggio, per consentire alla commissione di confrontarsi con il nuovo Governo e il nuovo ministro dell’Economia. Intanto, domani, si procederà con l’avvio dell’esame di ammissibilità da parte della presidenza. 
Per il ministro dell’Economia Vittorio Grilli bisogna ad ogni costo garantire un’attuazione rapida, a partire dalla registrazione delle Pa sulla piattaforma del Tesoro entro il 29 aprile: quello che «vedo oggi non mi lascia assolutamente tranquillo che per quella data tutti abbiano fatto il loro dovere. Lancio un richiamo a tutti sul territorio».
Le criticità tecniche (su vari punti del decreto) non mancano e, ha sottolineato ieri anche la Corte dei conti, «potrebbero incidere sull’attuazione e sul raggiungimento dei risultati attesi». Tra i temi di discussione c’è anche la possibilità di aumentare la dote per il 2014 (attualmente sono previsti poco meno di 20 miliardi per il 2013 e altrettanti per il 2014) con l’allentamento del patto di stabilità interno anche per il prossimo anno, liberando circa 7,5 miliardi aggiuntivi (si veda Il Sole 24 Ore del 21 aprile). Molto di più ad ogni modo si potrà fare dal 2015 in poi come ha spiegato anche Banca d’Italia, intervenuta ieri in audizione sul Def. Sembrano esserci «margini di intervento per la restituzione di ulteriori quote di debiti dal 2015 in poi, dell’ordine di 20 miliardi» ha osservato il direttore centrale per la ricerca economica di Banca d’Italia Daniele Franco, sostenendo che «sarebbe meglio definire» gli ulteriori pagamenti «anche scaglionando i tempi, perché darebbe un quadro di certezze».
Di maggiori certezze, secondo le associazioni delle imprese, ci sarebbe bisogno su diversi punti del provvedimento. In alcuni casi sono già in lavorazione modifiche condivise con buone chance di arrivare al traguardo, come per il delicato capitolo delle società in house partecipate dagli enti locali. Arriverà infatti una modifica per garantire anche l’afflusso dei pagamenti da questo livello di committenza, sciogliendo i dubbi generati dal decreto, piuttosto vago sui vincoli di destinazione. Cantiere più che mai aperto sulla certificazione. Il decreto stabilisce che le Pa, utilizzando la piattaforma digitale, devono comunicare l’elenco completo dei debiti. In caso di omessa o erronea comunicazione, il creditore può richiedere l’integrazione e in assenza di risposte entro 15 giorni può presentare istanza di nomina di un commissario ad acta. Tra gli emendamenti, spunta la possibilità di sostituire quest’ultimo passaggio con la più semplice formula del silenzio assenso.
Altra novità in arrivo: termini perentori per le pubbliche amministrazioni che devono saldare i crediti. Si cercherà di ovviare a uno dei principali punti deboli del decreto, che regola i rapporti tra i vari livelli di governo e fissa dei termini entro i quali le Pa possono ottenere la liquidità di cui necessitano ma lascia nell’incertezza il passaggio successivo, cioè il trasferimento di queste risorse ai creditori.
C. Fo.

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Le possibili modifiche
SOCIETÀ IN HOUSE

Vincoli di destinazione
Molte chance di raggiungere il traguardo per la norma che intende sbloccare anche i pagamenti delle società in house degli enti locali. Arriverà una modifica per garantire anche l’afflusso dei pagamenti da questo livello di committenza, sciogliendo i dubbi generati dal decreto, piuttosto vago sui vincoli di destinazione
CERTIFICAZIONI

L’opzione silenzio assenso
In caso di omessa o erronea comunicazione sulla certificazione, il creditore può richiedere l’integrazione e in assenza di risposte entro 15 giorni può presentare istanza di nomina di un commissario ad acta. Tra gli emendamenti, spunta la possibilità di sostituire quest’ultimo passaggio con la più semplice formula del silenzio assenso


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