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Correzioni al decreto ma i problemi restano
L'iter parlamentare. Gli emendamenti non affrontano i nodi cruciali

È un restyling in due fasi quello che si prospetta per il decreto sblocca-debiti, che vivrà questa settimana i primi passaggi di peso nel proprio percorso parlamentare.
Nei prossimi giorni la Commissione Speciale, che garantisce l’operatività della Camera in attesa che si formino ufficialmente una maggioranza e un’opposizione con cui dare vita alle strutture ordinarie, esaminerà i 650 emendamenti che sono piovuti sul testo approvato dal Governo Monti. Se si restringe il campo sulle sole proposte avanzate dai relatori, su cui quindi si è già raggiunta un’intesa tra Pd e Pdl, con l’eccezione delle nuove regole sul Durc i ritocchi appaiono però minimali, e non sembrano certo in grado di superare tutti i problemi sollevati nelle scorse settimane da imprese e amministrazioni. Per arrivare a interventi più di peso è essenziale però la ridefinizione del quadro politico, perché i correttivi più importanti devono trovare posto in una nuova agenda delle priorità: e in una fase così mobile è probabile un allungamento del calendario, che al momento prevede l’approdo del testo in Aula per lunedì prossimo.
Fra le proposte dei relatori spicca come accennato la modifica delle regole sul Documento di regolarità contributiva, perché chi non è in regola con il Durc viene escluso dai pagamenti. Molte imprese, però, hanno mancato qualche appuntamento con i versamenti contributivi proprio perché schiacciate dalla crisi di liquidità alimentata dai mancati pagamenti delle imprese: per escludere dal blocco questi operatori “incolpevoli”, quindi, il nuovo testo prevede che la regolarità del documento necessaria a vedersi saldato il debito sia riferita alla data di emissione della fattura, e non all’oggi. Qualche rilievo può essere poi attribuito a un altro intervento concordato, che prevede il silenzio-assenso (anziché la richiesta di nomina di un commissario ad acta) per le istanze con cui le imprese possono chiedere di essere inserite nell’elenco dei creditori e sono state “dimenticate” dall’ente pubblico.
Decisamente più di dettaglio le altre modifiche, che estendono lo sblocca-pagamenti ai debiti fuori bilancio e alle forme associative come le Unioni di Comuni e le Comunità montane. Il cuore dei problemi irrisolti, infatti, è altrove: i sindaci chiedono a gran voce di non escludere dai bonus sul Patto di stabilità gli enti più puntuali con i pagamenti, perché in questo modo il meccanismo finirà per penalizzare le imprese che lavorano con questi enti, e che si vedranno negare i pagamenti nei prossimi mesi. In cima all’agenda, poi, c’è la revisione a regime dei vincoli alla finanza locale, per spostare il peso sul contenimento della spesa corrente e dell’indebitamento e liberare risorse per gli investimenti.


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