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Decreto del Fare a rischio stallo
Il presidente della commissione bilancio (e relatore al dl) anticipa le correzioni in arrivo

Il «decreto del Fare» rischia di impantanarsi in una mole di decreti attuativi di incerta emanazione. Il pericolo è concreto, soprattutto per quegli adempimenti amministrativi per i quali il dl 69/2013 non prevede alcun orizzonte temporale definito. Il provvedimento ne conta ben 14 e non di poco conto.

Alcuni, infatti, rappresentano snodi cruciali per far entrare a regime le misure individuate dal governo Letta per rilanciare la crescita economica. E’ il caso ad esempio del decreto del ministero dello sviluppo economico che, di concerto col Mef, dovrà stabilire i requisiti di accesso ai contributi per l’acquisito di nuovi macchinari e impianti da parte delle pmi, definendo al tempo stesso la misura massima dei finanziamenti e le modalità di erogazione. La misura vale da sola 5 miliardi, ma di fatto non potrà partire fino a quando non verrà emanato il dm. E il decreto legge nulla dice al riguardo. Stessa cosa per il rifinanziamento dei contratti di sviluppo nel Centro Nord che necessita di un successivo decreto attuativo del Mise da emanarsi non si sa quando. E così via fino alle semplificazioni in materia di lavoro legate a doppio filo all’emanazione di decreti ministeriali che dovranno per esempio definire i settori di attività a basso rischio infortunistico in cui il datore di lavoro potrà autocertificare di aver effettuato la valutazione dei rischi.

Per questo il presidente della commissione bilancio della camera e relatore al decreto Francesco Boccia annuncia modifiche in arrivo. Con l’obiettivo di individuare «tempi certi nei decreti di attuazione». «Il decreto reca 18 abrogazioni di disposizioni di legge e 14 rinvii a provvedimenti amministrativi senza indicazione del termine per la relativa emanazione», dichiara Boccia a ItaliaOggi, «e questo rischia di vanificare lo spirito del provvedimento che è la crescita economica e la semplificazione».

«Servono date certe nei decreti attuativi con la previsione di sanzioni per chi non rispetta i tempi e ulteriori abrogazioni per snellire il più possibile le procedure. Insomma, bisogna insistere maggiormente sulle semplificazioni, le più a rischio quando il quadro normativo è poco chiaro».

Si pensi per esempio alla possibilità di individuare modelli semplificati per la redazione del piano operativo di sicurezza nei cantieri temporanei. O alla semplificazione degli adempimenti per le prestazioni lavorative di breve durata (quando la permanenza del lavoratore in azienda non supera i 50 giorni lavorativi all’anno).

A rischio anche gli interventi per rilanciare la ricerca. Le risorse per finanziare le start up innovative, gli spin off universitari, i progetti di dei giovani sotto i 30 anni e il crowdfunding (raccolta di capitale di rischio), così come le borse di studio per gli studenti meritevoli privi di mezzi, sono subordinate all’emanazione di un decreto del Miur. Peccato che nessuno sappia entro quanto dovrà essere emanato.


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