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La pressione fiscale attende la sorte della service tax
Coperture e nuove tasse.Alla ricerca di risorse compensative anche per rinviare l’aumento Iva

Tutti nodi oggi all’esame del Consiglio dei ministri, che anche al di là della soluzione che verrà individuata (con il sostanziale via libera politico alle coperture per la rata di giugno e per quella di dicembre) comunque riproporrà il nodo dell’individuazione di risorse compensative anche per il rinvio a tutto il 2013 dell’aumento dell’Iva (che in caso contrario scatterà dal prossimo 1° ottobre), per l’ulteriore finanziamento della cassa integrazione in deroga e le missioni internazionali di pace. In sostanza un pacchetto complessivo da oltre 6 miliardi da spalmare tra il provvedimento oggi all’esame del Consiglio dei ministri e la prossima legge di stabilità. Da un lato dunque l’accordo politico, sostanzialmente raggiunto tra il premier Enrico Letta e il vice premier Angelino Alfano, dall’altro le pressanti esigenze di copertura evidenziate dal ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. Tagli alla spesa, ma anche possibili incrementi delle imposte, se pur concentrati secondo le ultime indiscrezioni sulle accise che gravano sulla benzina per 500 milioni e sul fronte dei giochi con la chiusura del contenzioso sulle slot machine. Trova conferma l’ipotesi di utilizzare circa 1,2 miliardi di maggior gettito Iva connesso allo sblocco di altri 10 miliardi di crediti commerciali della Pa. Ma il vero nodo riguarda la futura «service tax»: di certo, una volta archiviato per ragioni prevalenti di equilibri politici il nodo dell’Imu, occorrerà vigilare perché la nuova imposta non finisca per aggravare il prelievo fiscale. Non a caso l’associazione dei Comuni, convocata ieri a Palazzo Chigi ha messo in guardia dal rischio che l’abolizione totale o paziale dell’Imu si traduca alla fine in un incremento del prelievo: «Non si può certo far pagare il conto ai Comuni», ha avvertito il presidente dell’Anci, Piero Fassino che poi rende noto l’impegno del governo a farsi comunque carico interamente dell’intera copertura Imu per l’anno in corso.

Inutile del resto farsi illusioni. Coprire tale entità di nuove spese o minori entrate interamente con tagli alla spesa corrente è esercizio assai complesso, soprattutto ora che ci avviamo verso la fase finale dell’anno.

Anche il capogruppo Pdl alla Camera, Renato Brunetta ammette che il nodo delle coperture è ancora in piedi.

Per ora si tratta in sostanza di reperire gli altri 2 miliardi, che si aggiungererebbero ai 2,4 già individuati e qualificati come “strutturali” da ambienti governativi. Condizione del resto essenziale per ottenere il placet da parte di Bruxelles. Anche il ricorso a eventuali aggravi di imposta non dovrà avere peraltro carattere di una tantum. Il tutto ovviamente nella precondizione che venga pienamente rispettato l’impegno a non sforare il tetto massimo del 3% nel rapporto deficit-Pil, sia nel 2013 che negli anni a venire.

Confronto europeo sull’imposizione tributaria La tassazione sugli immobili (calcoli su un appartamento da 300 mila euro;il dato è il rapporto in millesimi fra imposta e valore reale), sui redditi (famiglia con due figli e un reddito medio) e sulle imprese (il dato comprende l’insieme delle imposte su profitti, attività e patrimonio)

ITALIA L’Imu è stata introdotta nel 2012: si basa sulle rendite catastali a cui si applica un moltiplicatore da 160. A pagare è sempre il proprietario o il titolare di diritti reali

FRANCIA In Francia la principale imposta immobiliare è la Tax Foncière sulle case in affitto, pari a circa un mese di canone medio. Sull’abitazione di proprietà c’è la Tax d’Habitation

GERMANIA In Germania il Grundsteuer ha un meccanismo simile all’Imu italiana. È basato su valori catastali “storici” a cui si applicano dei moltiplicatori

REGNO UNITO Nel Regno Unito vige la Council Tax, applicata a scaglioni su valori stimati a prezzi di mercato del 1991. Il dato è parametrato su un immobile di Londra


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