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Braccio di ferro sui fondi europei

Secco no al blocco dei fondi alle Regioni come punizione per gli Stati indisciplinat». Il Comitato delle Regioni Ue è sulle barricate per la controversa clausola della «condizionalità macro-economica», un corposo articolo che – in caso di approvazione – prevede la possibilità di bloccare l’erogazione dei fondi strutturali alle Regioni, nel caso in cui gli Stati non rispettino i vincoli di Bruxelles sui conti. Giusto per fare un esempio, se l’Italia dovesse scivolare di nuovo in una procedura per deficit eccessivo, la Commissione potrebbe anche decidere di chiudere i rubinetti degli aiuti. Inaccettabile per i territori. «La politica di coesione è una politica regionale, non ha niente a che vedere con lo Stato centrale. Le Regioni sono già bloccate dai loro patti di stabilità interni. Se lo Stato non riesce a tenere in mano la spesa, è un problema dello Stato. Non si capisce perchè l’Ue debba sanzionare i territori», afferma il vicepresidente del Comitato delle Regioni Ue Mercedes Bresso che evidenzia: «Su questo punto abbiamo lavorato col Parlamento Europeo che ora è compatto sulla nostra posizione e sta tenendo il punto nel negoziato col Consiglio», che riprenderà il 18 settembre. Di fatto la clausola continua ad essere il maggiore ostacolo all’accordo definitivo tra Parlamento e Consiglio sulla riforma della politica di coesione (un’intesa necessaria per l’erogazione dei 29,38 miliardi della programmazione 2014-2020) e la sua discussione promette non poche scintille.


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