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Per le case «signorili» definizione del 1939
Anacronismi. Sono solo 3mila in tutta Italia

Una delle storture più macroscopiche dell’attuale sistema dei valori catastali, che la riforma dovrebbe spazzare via, riguarderà la questione delle case cosiddette “di lusso”, quelle che oggi pagano ancora l’Imu pur essendo abitazioni principali. L’esenzione generalizzata ha infatti escluso le abitazioni appartenenti a tre categorie catastali: A/1 (signorili), A/8 (ville) e A/9 (palazzi e castelli di speciale pregio storico-artistico). In totale 73.680 unità, una vera goccia nel mare delle abitazioni (circa 60 milioni).

In realtà le case “di lusso” come il mercato le intende sono molte di più delle 2.500 di categoria A/1 ma sono sempre state prudentemente inserite nella categoria catastale immediatamente successiva, la A/2 (case civili): basta evitare che gli appartamenti superassero i 240 metri quadrati e che nei bagni non ci fossero «finiture eccezionali di tipo signorile», e comunque le ispezioni dei tecnici del catasto, per note ragioni di organico, sono rarissime, quindi ci si deve fidare di quanto dichiarano i costruttori. Ed ecco perché ora nessuna casa è “di lusso” secondo il catasto. E persino se i furbi proprietari dei superattici di piazza Navona volessere segnalare al catasto la variazione realizzata su case tuttora classificate A/4 (popolari), difficilmente supererebbero la soglia delle A/2 e resterebbero comunque esenti, pur camminando su pavimenti da 15mila euro al metro quadrato.

Erano stati più saggi nel 1969 (del resto, trent’anni dopo i criteri catastali del 1939), quando l’allora ministro dei Lavori pubblici (Giacomo Mancini) aveva firmato il decreto del 2 agosto con il quale erano state definite caratteristiche ben più realistiche: per esempio ville con giardino di almeno 3mila metri o piscina o tennis, oppure case il cui costo di costruzione sia nettamente inferiore a quello del terreno edificabile. Quel decreto, però, non è mai stato usato ai fini catastali ma solo per definire la concessione di agevolazioni pubbliche (fiscali o sotto forma di contributi).


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