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Caserme e musei, i cantieri bloccati dell’Italia incompiuta
Complessivamente sono 379 quelli chiusi per assenza di fondi o in seguito a fallimenti

La nota positiva è che non è incappata nel solito gioco dei rinvii in cui è invece caduta la banca dati nazionale dei contratti pubblici, tuttora al palo nonostante fosse attesa per gennaio e poi per luglio. Di questa si riparlerà a fine anno (si veda l’articolo sotto). Invece, l’anagrafe delle opere incompiute ha rispettato le scadenze: il 21 ottobre ha debuttato, così come voleva il decreto del ministero delle Infrastrutture 42/2013, che ha dato attuazione alla norma del decreto legge Salva Italia (il Dl 201 del 2011) che ha previsto l’istituzione della nuova banca dati.

Al rispetto dei tempi non si accompagna, però, la completezza dei contenuti. Gli elenchi che si possono scorrere nel sito del ministero delle Infrastrutture risultano, infatti, lacunosi. E non solo perché manca parte delle informazioni richieste: per esempio, le cause degli stop. Ma anche perché nella lista delle 379 opere incompiute – 353 di interesse regionale e 26 di rilevanza nazionale – ancora non compaiono quelle di tre regioni (Friuli-Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna) e della provincia autonoma di Trento. In secondo luogo, perché anche gli elenchi già pubblicati risultano, a prima vista, parziali. E questo non perché prima d’ora si conoscesse l’esatto numero e la geografia dei cantieri pubblici in ritardo: l’anagrafe è il primo tentativo di realizzare una simile mappa; quanto perché diventa difficile pensare che in certe regioni le opere incompiute si contino sulle dita di una mano e, in alcuni casi, siano concentrate soltanto in ben determinati comuni.

Si prenda il caso della Campania: soltanto due incompiute e, per di più, entrambe a Calvi Risorta, municipio di poco meno di 6mila abitanti in provincia di Caserta. La Campania non figura neanche nell’elenco delle incompiute di interesse nazionale. Eppure verrebbe da pensare che la Salerno-Reggio Calabria, con il suo mezzo secolo di lavori, dovrebbe stare in cima a quella lista. Ma forse è solo una questione di vocabolario: l’autostrada A3 è comunque un cantiere aperto, per quanto proceda a passo di lumaca. La stessa legge di stabilità ha stanziato 340 milioni per il triennio 2014-2016. La nuova banca dati, invece, raccoglie le opere non completate e «non fruibili dalla collettività». Lavori interrotti – come spiega il decreto 42 – per vari motivi: mancanza di fondi, cause tecniche, fallimento o liquidazione coatta dell’impresa appaltatrice, mancato interesse al completamento da parte della stazione appaltante.

Ed è forse in questi distinguo che si può trovare una prima risposta al perché l’elenco appaia lacunoso. Anche se la vera ragione dell’incompletezza dei dati va piuttosto ricercata nel flusso delle informazioni. A individuare le opere incompiute devono essere le stazioni appaltanti e gli enti che si sono aggiudicati i lavori.

Questi trasmettono le liste al ministero delle Infrastrutture, che ha il compito di curare l’archivio e di aggiornare la sezione dei cantieri di interesse nazionale, mentre della sezione dei lavori di rilevanza locale si occupano i vari Osservatori regionali dei contratti pubblici.

Insomma, tutto è affidato alla buona volontà e alla diligenza delle singole amministrazioni. Sono loro che hanno il polso delle opere ferme e delle cause dello stop e che possono – così prevede il decreto 42 – valutare se valga la pena completare i lavori o ridimensionarli, magari modificando la destinazione d’uso rispetto a quella originaria. Se tale monitoraggio non viene effettuato e trasmesso alle Infrastrutture, il meccanismo si inceppa e viene fuori un elenco monco. D’altra parte, solo così si possono spiegare alcune particolarità. È possibile che in Basilicata ben sette incompiute su 25 si concentrino a Montescaglioso, comune di 10mila abitanti in provincia di Matera? O che nel Lazio 20 cantieri su 54 risultino fermi tra Palombara Sabina (12mila abitanti in provincia di Roma) e Sant’Ambrogio sul Garigliano (976 anime in provincia di Frosinone)? C’è da sperare che il nuovo archivio si farà strada facendo. Sarebbe paradossale annoverarlo tra le opere incompiute.


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