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Le migliori pagelle verdi alle città del Nord-Est
L'indagine. Dallo smog alla differenziata leggeri progressi, ma restano le criticità

Sono il nodo delle emergenze, ma anche il teatro delle possibili soluzioni: questa la situazione delle città italiane secondo il rapporto Ecosistema urbano 2013, realizzato da Legambiente e Ambiente Italia e presentato oggi a Bologna. Centoquattro comuni capoluogo di provincia sono stati come ogni anno – questo è il 20° – sottoposti ai test delle statistiche sotto una pluralità di angolazioni: la qualità dell’aria, le risorse idriche, la diffusione di fonti innovative, la gestione intelligente dei rifiuti, la disponibilità di verde, la mobilità alternativa.

Migliori
Una classifica per ciascun indicatore (nelle pagine seguenti una selezione) e una pagella finale. Che non offre tante sorprese rispetto alle precedenti edizioni: tra le grandi città (oltre 200mila abitanti) prima per ecosostenibilità si conferma Venezia (avvantaggiata per natura dalla sua particolare conformazione); tra le medie spicca Trento (da sempre alla ribalta quando si parla di qualità ambientale); mentre tra i centri sotto gli 80mila abitanti è Belluno a riprendersi il gradino più alto del podio, ceduto lo scorso anno a Verbania. A guardare il punteggio a prescindere dalla classe dimensionale, sono i centri piccoli e medi nonché le zone montane a esercitare l’impronta ambientale più leggera: prima assoluta è infatti Belluno (72 punti), seguita da Trento e Bolzano, quindi da Verbania, Nuoro e, in 5ª posizione, da Venezia (65). Ai buoni risultati di queste realtà hanno contribuito le performance in alcuni ambiti chiave: il contrasto all’inquinamento atmosferico e alla dispersione idrica, la riduzione della produzione rifiuti e l’incremento della differenziata, lo sviluppo di una rete di trasporti pubblici e della mobilità alternativa.

Peggiori
Anche il fondo classifica non sorprende: ultime in tutte le classi dimensionali sono le realtà meridionali, in particolare le siciliane, con Caltanissetta a chiudere la lista delle piccole (19 punti), Catania quella delle grandi (25) e Siracusa in coda alle medie (29). Per queste città, come per il Mezzogiorno in generale, gli indicatori più preoccupanti sono quelli riferiti a rifiuti, acqua, mezzi pubblici e mobilità alternativa. Sulla qualità dell’aria, invece, il Sud si prende una leggera rivincita, piazzando diverse realtà nei posti migliori posti delle relative classifiche (polveri sottili, biossido di azoto e ozono).

Indicatori
Nel complesso quel che emerge dall’indagine di Ecosistema urbano è una situazione che fatica a migliorare. A un ritmo lento sembrano infatti evolversi – sottolinea il rapporto di Legambiente – sia il quadro e l’attuazione delle misure avviate da amministrazioni centrali e locali sia i comportamenti della collettività. I dettagli di questo quadro generale emergono dalle statistiche dei singoli indicatori che portano alla pagella finale. Partiamo dall’inquinamento atmosferico, che resta sempre a livelli di emergenza, soprattutto nelle città grandi della Pianura padana: sebbene le concentrazioni di PM10 e NO2 risultino in discesa, sono in aumento i giorni di superamento dei limiti per l’ozono (da 37,7 della scorsa edizione a 41). Quanto all’acqua, si continua a perdere in media un terzo di quella immessa in rete e l’efficienza della depurazione migliora di poco.
Ed è vero che cala la produzione di rifiuti solidi urbani (ma anche a causa della crisi e dei conseguenti minori consumi) e che sale la quota di raccolta differenziata, con alcuni casi di eccellenza (come Pordenone, Verbania, Belluno, Novara o Salerno) ma è anche vero che solo nove città raggiungono il target del 65% imposto per il 2012 dalla normativa comunitaria e che alcune (Enna e Siracusa) non arrivano al 5 per cento.
Quanto al traffico, l’Italia mantiene tra le capitali europee il negativo primato della densità automobilistica (con 64,4 auto ogni 100 abitanti, indice pure in costante crescita), il trasporto pubblico perde passeggeri (giustificati forse dai minori spostamenti causa crisi occupazionale) ed è praticamente in stallo la mobilità alternativa (Ztl, isole pedonali, ciclabilità).
Infine – fa notare il rapporto – solo undici città ottengono nella pagella finale un punteggio superiore a 60/100, il che equivale appena a un attestato di sufficienza. Infatti basterebbe solo rispettare tutti i limiti di legge (quindi senza nessuna extra performance) per ottenere un punteggio vicino a 100/100.


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