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I costruttori: sulla prima casa tasse +72%
Allarme dell'Ance: per le «seconde» sfitte aumento del 19% - Infrastrutture, meno risorse per il 14,8%

Torna a farsi duro il giudizio dei costruttori sulla politica economica del Governo: sul banco degli imputati c’è la legge di stabilità, colpevole di ribaltare le carte in tavola dopo le aperture significative del «decreto fare» e del primo «decreto casa». «Siamo di fronte a una totale perdita di coerenza della politica economica», dice il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, che ieri alle commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato ha presentato un documento fitto di numeri per dimostrare la strada sbagliata che ha preso il Governo. Tre i numeri più significativi sbandierati dall’Ance. I primi due riguardano gli effetti della nuova stangata fiscale sulla casa, in arrivo nel 2014 con la Tasi: l’incremento di gettito dalle prime case viene stimato dal centro studi dell’Ance al 72% (tenendo conto, ovviamente, della cancellazione dell’Imu nel 2013) mentre l’aumento del peso delle tasse sulle seconde case sfitte peserà per il 19 per cento.

Il terzo numero dell’Ance riguarda invece le risorse destinate agli investimenti in infrastrutture: c’è stato un taglio che nessuno si aspettava, pari al 14,8% rispetto al 2013, quando c’era stata una prima inversione di tendenza (+24,3%) dopo un decennio di drastiche riduzioni alle risorse disponibili.

«Con i precedenti provvedimenti il Governo aveva messo l’edilizia al centro del rilancio dell’economia italiana – dice Buzzetti – ma ora con il provvedimento più importante, quello che avrebbe dovuto segnare la definitiva strada del rilancio, torna a prendere dalla casa le risorse da destinare al resto dell’economia. Non solo.

L’allentamento del patto di stabilità di un miliardo per i Comuni contenuto nella legge di stabilità è compensato dall’irrigidimento del patto di stabilità per le Regioni, per i pagamenti arretrati della Pa alle imprese si stanziano 500 milioni a fronte di un debito non ancora soddisfatto di dieci miliardi, del piano di infrastrutture da 70 miliardi in cinque anni e 30 miliardi nel primo triennio che noi avevamo chiesto non c’è neanche l’ombra. Le stesse richieste del ministro Lupi per le infrastrutture, limitate a 8-10 miliardi, non vengono soddisfatte visto che le risorse messe in campo dal testo ammontano a 3,4 miliardi e potrebbero arrivare a 6,4 miliardi con le anticipazioni per la ricostruzione in Abruzzo e altre misure in tabella».

Unico dato positivo, nella valutazione dei costruttori, è la riconferma dei due bonus fiscali per le ristrutturazioni e per il risparmio energetico al massimo livello, rispettivamente del 50% e del 65 per cento.

Buzzetti non risparmia un tagliente giudizio politico, pur apprezzando l’operato di singoli ministri su singoli provvedimenti: «Questa legge di stabilità – spiega il presidente dell’Ance – è frutto di pressioni politiche molto forti perché nessuno vuole realmente affrontare il nodo europeo. Lo stesso ministro Saccomanni, che aveva dato segnali di attenzione al tema degli investimenti, si muove con la paura di incorrere in sanzioni europee o, peggio, in un commissariamento del nostro Paese. Noi abbiamo più volte espresso la nostra posizione, secondo cui occorrerebbe sforare il 3% del rapporto deficit/Pil. Ma, se non si vuol far questo, bisognerebbe però spiegare a Bruxelles che questo Paese non ce la fa a ripartire e rischia piuttosto di morire. Dalla Ue bisogna almeno ottenere la possibilità di escludere dal calcolo del deficit gli investimenti in infrastrutture. Certamente con le risorse della legge di stabilità non si va da nessuna parte».

A Buzzetti ha per altro replicato a stretto giro il ministro delle Infrastrutture, impegnato ieri ad Alessandria sul progetto del terzo valico. «Agli amici dell’Ance che lamentano pochi investimenti in infrastrutture nella legge di stabilità – ha detto Lupi – rispondo con i numeri: 6,4 miliardi di euro per grandi, medie e piccole opere; 1 miliardo di euro per la proroga dei bonus fiscali per le ristrutturazioni, l’acquisto di mobili, il miglioramento energetico delle abitazioni e l’adeguamento alle norme antisismiche; 1 miliardo di euro per l’allentamento del vincolo di stabilità dei comuni per investimenti locali, inoltre l’allentamento del patto di stabilità per opere nel mezzogiorno. A questo vanno aggiunti, come Ance sa, i 3 miliardi di euro stanziati per cassa tre mesi fa, i cui effetti di spesa saranno per gran parte nel 2014. La legge di stabilità dello scorso anno stanziò 5 miliardi di euro più 1,2 miliardi in tabella B». Dei 5 miliardi stanziati lo scorso anno – fa notare ancora il ministro – 3 miliardi e 930 milioni erano previsti per competenza su due sole opere: Torino-Lione e traforo del Brennero.

«Mi permetto – dice ancora Lupi – di fare una semplice domanda: servono di più per lo sviluppo e il rilancio dell’economia 4 miliardi assegnati per competenza a due grandi opere o 6,4 miliardi spendibili con criteri di cassa su grandi, piccole e medie opere diffuse sul territorio? Questo – chiude Lupi – è il cambio di passo che può fare degli investimenti in infrastrutture un volano reale per la crescita e non solo una cifra sulla carta da esibire agli elettori senza la certezza e la verifica costante dell’avanzamento i lavori».


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