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Babbo Natale forse porta l'Imu
Per il ministro dell'Economia Saccomanni è difficile coprire il taglio della seconda rata

Questo Natale potrebbe riservare l’ennesima brutta sorpresa. Gli italiani, infatti, potrebbero essere chiamati a girare la tredicesima (per chi ancora ce l’ha) per pagare la seconda rata dell’Imu sulla prima casa. Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni pur sottolineando di non voler «fare annunci di politica fiscale in tv o alla carta stampata prima delle decisioni politiche», rispondendo a una domanda sulla seconda rata dell’Imu durante la conferenza stampa con cui ha chiuso i due giorni di visita a Londra, ha ammesso che «il reperimento delle risorse non è facile». E, poi, «si tratta di trovare un consenso politico se si vuole intervenire in un modo piuttosto che in un altro». Insomma, secondo Saccomanni per trovare le coperture ai tagli di imposte serve prendere «decisioni non facili» di natura economica e politica. In ogni caso, ha cercato di aggiustare un po’ il tiro in seguito, «non sarà facile» evitare la seconda rata dell’Imu, «ma si può fare». Il punto è che le tasse sulla casa sono una certezza mica come l’Iva. Proprio dal ministero dell’Economia, nello stesso momento in cui sul cavallo di battaglia dell’Imu si creava la solita bagarre («Continua a destare tenerezza l’arrampicarsi sugli specchi di Saccomanni», ha dichiarato il capogruppo Pdl, Renato Brunetta), si apprendeva che Il gettito Imu dei Comuni nei primi nove mesi dell’anno, nonostante la cancellazione della prima rata sull’abitazione principale, terreni agricoli e fabbricati rurali, è aumentato del 32,5% a 7,649 miliardi di euro (+1,875 miliardi). A tal proposito il Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia ha sottolineato che nel confronto rispetto al gettito 2012 bisogna tener conto delle modifiche nelle modalità di calcolo del primo acconto 2013 che, a differenza dello scorso anno, includono anche le eventuali variazioni di aliquota deliberate dai singoli Comuni e delle modifiche normative nella disciplina dell’Imu. Eppure, ma forse è proprio per questo, il vice-ministro dell’Economia, Stefano Fassina, aveva spiegato in tv che «gli italiani non pagheranno la seconda rata dell’Imu, il Governo è impegnato a trovare una soluzione».

Cancellieri passa l’esame del parlamento

Parla di «onore offeso», Anna Maria Cancellieri nel riferire alle Camere sul caso giudiziario di Giulia Ligresti. E passa l’esame. Su un punto non transige: «Mio figlio è stato trascinato indebitamente in questa vicenda», scandisce il Guardasigilli al Senato. «Mio figlio è stato assunto in Fonsai quando io avevo cessato l’incarico di commissario straordinario a Bologna ed ero una tranquilla signora in pensione che mai immaginava che sarebbe diventata ministro». Pieno sostegno del Pdl ed anche fiducia dal Pd. Scelta Civica, con Lorenzo Dellai, non nega che «alcune espressioni usate nei colloqui privati, poi resi pubblici, tra il ministro Cancellieri e i familiari di una persona detenuta abbiano fatto sorgere interrogativi di opportunità, anche in relazione al particolare momento nel quale viviamo», ma avverte anche che «non sfugge a nessuno il fatto che, su questa vicenda, si scaricano varie tensioni che in comune hanno una sola cosa: mandare a casa questo governo prima che a livello nazionale ed europeo si raggiungano risultati tali da rendere improponibile il ricorso al voto in tempi brevissimi». Porte chiuse da Lega, M5s e Sel. A riprova della fiducia riposta nel ministro, Enrico Letta era in aula al Senato e alla Camera seduto di fianco alla Cancellieri durante la sua informativa. Anche il vicepremier Angelino Alfano ha battuto un colpo: «Noi invitiamo calorosamente e convintamente il ministro Cancellieri a rimanere a fare il ministro della Giustizia, come lo sta facendo». A poche ore dall’intervento al Senato, è arrivata una nota con la quale il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria ha smentito «in modo categorico che ci siano stati favoritismi».

Il 27 si vota sulla decadenza, se M5S vuole

Il voto sulla decadenza da senatore di Silvio Berlusconi si terrà nell’aula del senato il 27 novembre. La decisione è stata presa a maggioranza dalla conferenza dei capigruppo di palazzo Madama. Luigi Zanda, capogruppo del Pd al senato, ha spiegato che «la richiesta di convocare i capigruppo è stata fatta dal Pd per decidere la data in cui l’aula si esprimerà con un voto palese sui risultati della giunta per le elezioni sulla decadenza da senatore di Berlusconi». Contrari M5S e Sel. «La decisione è stata presa a maggioranza perché secondo noi c’era il tempo per votare prima della legge di stabilità», ha detto Loredana De Petris, di Sel, «e comunque il 27 novembre potrebbe non essere la data del voto visto che il Pdl ha sollevato una pregiudiziale sulla validità della decisione della Giunta delle elezioni» legata alla vicenda dei post pubblicati da Vito Crimi durante la riunione. Ma il vero nodo che rende incerta la data del 27 è il fatto che il gruppo M5S, essendosi opposto alla scelta (non il sottogruppo di Sel che fa parte del gruppo Misto), in ogni seduta può chiedere l’urgenza sul voto di decadenza in una sorta di ostruzionismo che potrebbe portare all’anticipo del voto.

Berlusconi fatica a tenere unito il Pdl

«Nonostante i miei ripetuti appelli, leggo ancora oggi una lunga sequenza di dichiarazioni rilasciate da esponenti del nostro movimento con contenuti privi di interesse per i nostri elettori». La nota di Berlusconi, giunta in serata è il segno di una situazione disperata in cui il fondatore fatica a trattenere l’ira dei contendenti. «Continuare ad alimentare motivi di divisione contrasta con lo spirito stesso di Forza Italia che abbiamo fondato insieme con l’obiettivo di unire tutti i moderati. E troppe conseguenze negative sono state già prodotte in passato dalle divisioni dei rappresentanti del centrodestra », aggiunge il Cavaliere. «Trovo davvero controproducente polemizzare su situazioni di là da venire e comunque di scarso interesse mentre il Paese soffre a causa dei tanti e drammatici problemi con cui gli italiani devono fare quotidianamente i conti. Rinnovo perciò il mio invito», è l’esortazione finale, «a concentrare l’attenzione sulle drammatiche emergenze dell’economia e della giustizia alle quali un grande partito come il nostro è chiamato a dare risposte e a non alimentare le contrapposizioni di questi giorni, prive di seri collegamenti con la realtà». Nonostante i tentativi di Alfano di apparire in sintonia con il Cavaliere: «Con il presidente Berlusconi non ci sono mai state divisioni riguardanti i valori e i programmi del partito: l’unico punto di distanza è stata la valutazione del giorno 2 ottobre, quando è stata votata la fiducia al governo. Questo suo giudizio di fiducia mi è stato riconfermato». Ma all’interno del partito, il capo dei lealisti, Raffaele Fitto ha posto due paletti ad Alfano: «No a una fiducia al governo a prescindere» e «no a primarie proposte come un sostanziale superamento di Berlusconi». Ragiona Fitto: «Il rapporto di fiducia con il governo, che certamente auspico possa protrarsi, è indissolubilmente legato ai temi concreti, ai contenuti, ai bisogni degli italiani, e quindi agli impegni che abbiamo solennemente assunto davanti agli elettori, e che nessuno di noi, ministri o parlamentari, può certamente dimenticare. Non voglio e non posso credere che qualcuno ci proponga una fiducia, come dire, a prescindere». E il primo banco di prova Fitto lo vede con la legge di stabilità, le questioni economiche e fiscali in generale, e in particolare la tassazione della casa, «tema su cui la proposta del governo va totalmente riscritta». Poi sulle primarie: «Da sempre sono favorevole alle forme di partecipazione diretta dei cittadini, e ho già avuto prova di sperimentarle positivamente. Quindi, non ho nulla contro lo strumento delle primarie. Però non convince il fatto di chiederle ora, come se qualcuno volesse superare una leadership che c’è, e che è stata ancora una volta ribadita da milioni di elettori. Invece, proporre ora le primarie significa ragionare come se Berlusconi non ci fosse: è questo ciò a cui diciamo chiaramente no». Berlusconi ritiene che il capo dello Stato sia ancora in tempo per concedergli la grazia di sua iniziativa. Lo ha detto a Bruno Vespa. «Mi dicono che per avere la grazia bisogna aver iniziato a scontare la pena. Dunque, sarebbe ancora in tempo», ha spiegato.© Riproduzione riservata


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