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Tasse sulla casa, incognita rincari
Possibile effetto moltiplicatore dalla combinazione fra regole base e scelte dei Comuni

Tutto dipenderà dai Comuni o, meglio, dai loro bilanci, e le premesse per cui molti proprietari di abitazione principale si troveranno a rimpiangere la “vecchia” Imu non mancano, al punto che ieri lo stesso ministro degli Affari regionali e delle Autonomie Graziano Delrio ha evocato il rischio che la Iuc si riveli per i sindaci uno «strumento azzoppato». Letta con gli occhi dei contribuenti, questa riflessione si traduce nel rischio di un nuovo incremento della pressione fiscale, per di più senza incremento dei servizi locali perché le nuove aliquote servirebbero più a tamponare le “perdite” che a finanziare nuove attività. Vediamo perché.

I grafici qui a fianco fanno i conti per tre tipologie di case (abitazione principale, appartamento sfitto in città e appartamento in affitto), ognuna delle quali declinata in tre diverse metrature (un monolocale, un bilocale e un trilocale). Per ogni immobile, viene proposto il conto del Fisco locale ad aliquota standard (Imu al 4 per mille per l’abitazione principale e al 7,6 per mille sugli altri immobili, Tasi all’1 per mille e Tarsu-Tari con le tariffe medie rilevate nelle città), e già così si vede a occhio nudo che i rincari sono decisamente più frequenti rispetto ai risparmi d’imposta, sia rispetto al 2012 sia, a maggior ragione, rispetto al 2013 quando l’Imu sull’abitazione principale dovrebbe sparire. Le variabili in campo, però, sono parecchie, e molte giocano a sfavore dei contribuenti, soprattutto se si tratta di proprietari dell’abitazione principale. Per prevedere gli effetti reali del passaggio alla Iuc, la nuova imposta unica di nome ma triplice nei fatti, bisogna tenere a mente due regole chiave. La prima riguarda le aliquote, e prevede che la somma di Imu e Tasi non possa mai superare l’attuale aliquota massima dell’Imu, che è al 6 per mille per le abitazioni principali e al 10,6 per mille per gli altri immobili, tenendo conto che nel 2014 l’aliquota Tasi non può superare il 2,5 per mille. La formulazione della norma, su questo punto, non è felicissima, per cui occorrerà vedere come operano i due limiti: il massimo del 2,5 per mille della Tasi entra nel tetto generale, imponendo ai Comuni di abbassare l’Imu per far spazio al nuovo tributo come sembra dalla lettura del testo, oppure rappresenta una deroga per il 2014? E questo 2,5 per mille riguarda tutta la Tasi o va distinto fra abitazione principale e altri immobili (per esempio prevedendo l’1 per mille sull’abitazione e l’1,5 per gli altri)?

Dubbi ai quali probabilmente solo una riformulazione delle norme alla Camera potrà dare una risposta definitiva.

La seconda regola riguarda le detrazioni per l’abitazione principale, che nell’Imu erano fissate dalla legge statale (200 euro di base e 50 euro per ogni figlio convivente fino a 26 anni di età) e nella Tasi saranno affidate ai Comuni. Gli sconti per le abitazioni dovranno essere modulati in base alla «capacità contributiva» della famiglia, anche tenendo conto degli indicatori Isee, e altre detrazioni potranno rivolgersi alle case di vacanza e agli altri immobili a utilizzo stagionale, sulla base del presupposto che rimanendo spesso vuoti utilizzano meno i servizi locali. Per aiutare i sindaci a introdurre gli sconti, il Governo ha messo sul piatto 500 milioni di euro, ma proprio qui sta il problema segnalato anche dal ministro Delrio: i 500 milioni rischiano di non bastare. Per capirne la ragione occorre guardare i meccanismi di finanza pubblica. In termini complessivi, il passaggio da Imu a Iuc è calcolato ad aliquota standard, ma l’Imu già dal suo debutto si è alzata parecchio rispetto ai parametri di base fissati dal Governo. Guardando esclusivamente all’abitazione principale, i 500 milioni di euro sono il valore dei soli aumenti 2013, che finora hanno contribuito a bloccare il decreto per cancellare il saldo del 16 dicembre. In questo quadro, quindi, molti Comuni potrebbero essere portati ad aumentare l’aliquota Tasi per pareggiare i conti, e nelle amministrazioni (la maggioranza, e praticamente tutte le città) in cui l’Imu sugli altri immobili ha già raggiunto il tetto del 10,6 per mille, gli unici spazi liberi sarebbero sull’abitazione principale.

A livello complessivo, questo rischio è rappresentato dai calcoli di Confedilizia, la confederazione dei proprietari: con la Tasi ad aliquota standard il mattone pagherà 24 miliardi di euro, che potrebbero diventare 27 con le aliquote al massimo: un livello che l’Imu non ha mai raggiunto.


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