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Mini-Imu, la platea si estende
Sale a 2.436 il numero di Comuni in cui l'aliquota è oltre il 4 per mille

Il contatore della mini-Imu sale a 2.436 Comuni, 61 in più su venerdì scorso. E può crescere fino al 9 dicembre. Per evitare ai contribuenti il saldo previsto entro il 16 gennaio sulla prima casa dove il Comune aumenta l’aliquota servono, secondo i sindaci 350-380 milioni, perché il gettito aggiuntivo è sui 950 milioni e il 40% è a carico dei proprietari.

Superare anche l’appuntamento del 16 gennaio continua a essere l’obiettivo della maggioranza, come hanno ribadito i due relatori del decreto «Imu-Bankitalia», che ieri si è visto riconoscere in Aula al Senato i requisiti di costituzionalità negati mercoledì in commissione Affari costituzionali e quindi può tornare subito alla commissione Finanze per l’esame nel merito: «Una soluzione va trovata – spiegano infatti Federico Fornario (Pd) e Andrea Olivero (Sc) – e chiederemo al Governo se c’è la volontà di reperire le risorse», anche perché se resta l’obbligo «si rischia di creare solo allarmismo». Il modo per tamponare il problema, fa eco il relatore alla legge di stabilità Maino Marchi (Pd), potrebbe anche essere trovato nella “manovra”, perché «gli effetti prodotti dal decreto legge sono sul 2014».

Ad animare il tentativo di archiviare davvero in modo definitivo l’Imu 2013 sull’abitazione principale, convergono ragioni politiche e motivi tecnici. Le prime sono state rinfocolate ancora ieri dai sindaci. «Tocca al Parlamento trovare i fondi per non far pagare la mini-Imu – ha tagliato corto il presidente dell’Anci, Piero Fassino – perché altrimenti si rischia di compromettere il rapporto di trasparenza tra istituzioni e cittadini».

«Sul punto saremo moderati nei toni ma decisi nei contenuti», ha aggiunto il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, mentre il suo collega di Livorno, il coordinatore delle Anci regionali Alessandro Cosimi, ha evocato la «rottura dei rapporti istituzionali» in mancanza di risposte. Anche fra gli amministratori locali si arriva a registrare qualche tensione, visto che ieri è sceso a Roma (chiamato dal senatore Udc Antonio De Poli) un gruppo di sindaci veneti che non hanno mai alzato l’aliquota e chiedono che «non vengano dati trasferimenti maggiori a chi ha aumentato le tasse». Le ragioni tecniche non sono meno pressanti. La mini-Imu dovrebbe far pagare ai proprietari il 40% della differenza fra l’imposta calcolata con l’aliquota reale e quella generata dall’aliquota standard. Il meccanismo coinvolge sia gli aumenti intervenuti nel 2012 sia quelli del 2013, e per i sindaci le aliquote reali producono in tutto 950 milioni in più sui parametri standard. Il 40% a carico dei contribuenti varrebbe quindi 380 milioni, da dividere tra 2.436 Comuni in cui vivono 27,3 milioni di persone ma sono 9-10 milioni i proprietari interessati. Ovvero un versamento medio aui 40 euro, ma considerando che sotto i 12 i pagamenti non sono dovuti e sotto i 30 gli accertamenti sono impossibili, una fetta importante rischia di non arrivare mai alla cassa. Per chiudere del tutto la pratica, però, non va dimenticata nemmeno la mini-Imu sugli immobili agricoli.


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