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Tasse sulla casa, duello su aliquote e detrazioni
Nessuna intesa tra governo e comuni: slitta l'emendamento

Pagamento a partire da giugno e possibilità per i Comuni di elevare sia l’aliquota Tasi per il 2014 dal 2,5 al 3 per mille, sia il tetto della somma tra Tasi e Imu sugli altri immobili dal 10,6 all’11,1 per mille. Sono queste le direttive su cui sta lavorando il Governo, nel corso di un confronto con la maggioranza sulle modifiche alla Tasi che promette di rimanere aperto ancora per giorni, soprattutto con chi vuole aumentare solo il tetto all’aliquota 2014 portandola al 3,5 per mille senza toccare il limite del 10,6 per gli altri immobili. L’imposta aggiuntiva che i Comuni vorranno adottare dovrà essere «prioritariamente» destinata dai sindaci alla riduzione del carico fiscale sull’abitazione principale per le famiglie più numerose o per i contribuenti meno abbienti. Non solo. Per far chiarezza una volta per tutte sui termini di pagamento, il Governo ricorda che, così come già prevede la legge di stabilità (la data del 16 gennaio non esiste più essendo stata cancellata durante l’esame parlamentare della manovra), il pagamento della Tasi dovrà avvenire in due rate semestrali fissate dai sindaci o in unica soluzione nel mese di giugno. Mentre sul fronte mini-Imu, ovvero sulla possibilità di evitare il pagamento in scadenza il 24 gennaio della mini-rata dell’Imu 2013 sull’abitazione principale rimasta a carico dei contribuenti, nonostante la protesta dei sindaci dell’Emilia-Romagna, il Governo non sembra intenzionato a cancellare l’obbligo di pagamento. Con il versamento di fine gennaio, infatti, si chiuderanno una volta per tutte i conti del 2013 con il pieno rispetto del tetto del 3% nel rapporto deficit-Pil.

Le modifiche al nuovo tributo locale sulla casa avrebbero dovuto essere formalizzate oggi con un emendamento al Dl Imu-Bankitalia all’esame dell’Aula di Palazzo Madama. Ma gli “imbarazzi” emersi durante una riunione di maggioranza tenutasi ieri a Palazzo Madama ( in pochi sono disposti a prendersi la paternità di una modifica, di fatto al rialzo, di un’imposta sul mattone) e la contrarietà emersa al Senato di emendare pesantemente un testo già esaminato dalla Commissione, spinge il Governo verso un’altra strada: un correttivo al decreto legge n. 151 (l’ex salva-Roma sugli enti locali) o un provvedimento ad hoc più in generale sulla casa.

A chiedere l’intervento urgente del Governo sono stati i Comuni, secondo i quali con la nuova Tasi così come varata con la legge di stabilità verrebbero a mancare nelle casse locali 1,5 miliardi, soprattutto poi se i sindaci volessero ridurre il peso dell’imposta concedendo le detrazioni sulla prima casa. Per centrare l’obiettivo e, stando alle simulazioni dell’Economia, per assicurare le risorse chieste dai sindaci la Tasi va aumentata di almeno un punto.

L’Economia resta convinta del doppio incremento: 0,5 per mille da applicare all’aliquota massima del 2,5 per mille, destinata così a passare al 3 per mille per tutti gli immobili nel 2014; 0,5 per mille in più anche sul tetto massimo da applicare a tutti gli altri immobili diversi dall’abitazione principale. In sostanza per il 2014 i sindaci potrebbero applicare una Tasi massima del 3 mille sull’abitazione principale e un prelievo massimo tra Tasi e Imu dell’11,1 per mille (fino ad ora 10,6 per mille) su tutti gli altri immobili.

La maggiorazione delle aliquote dovrà essere destinata «prioritariamente» alla concessione di maggiori detrazioni per le fasce più deboli (famiglie, redditi bassi, soggetti meno abbienti ecc.). Che resteranno comunque nella sfera decisionale dei singoli comuni. Nessuna detrazione calata dall’alto sul modello della vecchia Imu sulla prima casa (200 euro e 50 per ogni figlio). Ma sulla base della conoscenza del territorio e in senso federalista della nuova service tax sarà direttamente il Comune a definire importi e soggetti ammessi agli sconti sull’abitazione principale.

Gli aumenti della Tasi da parte del Governo potranno colpire fino al 70% dei proprietari di case, cioè chi ha abitazioni medie e piccole (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). E in questo senso, secondo un’analisi Confcommercio, la pressione fiscale resterà stabile anche nel 2014 al 44% dopo che il carico è salito al 44,3% nel 2013, in una sequela infinita di record.


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