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Saccomanni: nel 2014 non si pagherà di più, la tassa sarà federale
L'agenda. «Accelerare sulla delega fiscale»

Si chiude una vicenda complicata, originata dallo stop alla seconda rata dell’Imu e dall’avvio nel 2014 della nuova tassazione sugli immobili, con annessa la coda della «mini-Imu». Il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni interviene in aula al Senato, al termine di una giornata complessa, in cui è andato in scena il gran pasticcio (risolto in mattinata) dei 150 euro chiesti in restituzione agli insegnanti. L’aspettativa del ministro è che la facoltà concessa ai Comuni di aumentare le aliquote della Tasi fino allo 0,8 per mille, con un emendamento al Dl Enti locali, non comporti incrementi della tassazione sugli immobili. «Il nostro obiettivo è rendere tale tassazione veramente di natura federale evitando il problema che si è posto quest’anno di dover intervenire su un’imposta che viene decisa e formulata al centro ma poi gestita in periferia».

Ora c’è la coda della mini-Imu, che – ammette il ministro – con contribuisce di certo alla popolarità dell’esecutivo, ma nel 2013 vi è stato «un forte sgravio fiscale sulla prima casa per 4,5 miliardi». Meno tasse per effetto dell’abolizione delle due rate Imu di settembre e dicembre, finanziate in gran parte attraverso l’incremento degli acconti di fine anno. In una materia che presenta un’oggettiva complessità, la vicenda della mini-Imu, originata dalla decisione di molti Comuni di aumentare le aliquote in corso d’anno, è per Saccomanni tutto sommato marginale: «Un elemento modesto nel complesso degli sgravi che sono stati realizzati, di fatto un piccolo conguaglio».

Saccomanni guarda in avanti, alla riforma del catasto contenuta nel Ddl delega in materia fiscale, già approvato dalla Camera e ora all’esame della commissione Finanze del Senato: «Ci auguriamo che possa essere rapidamente completata la revisione legislativa della delega fiscale, in modo da poter poi passare all’attuazione dei decreti delegati».

Quanto alle norme relative alla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia (uno «strumento attrattivo»), con il decreto «si apre la strada a un rafforzamento per le nostre banche, per tornare a erogare finanziamenti», e l’auspicio è che ora vi sia il necessario impulso per «norme di natura privata per aprire l’accesso al credito per Pmi e famiglie». Nessun rischio di perdita di sovranità, ribadisce il titolare di Via XX Settembre che al contrario vede nelle modifiche introdotte allo statuto di Via Nazionale una garanzia per il suo rafforzamento. «È del tutto ipotetico che l’aumento di capitale non venga sottoscritto».

Infine il capitolo dismissioni, con la prima tranche di 500 milioni attesa per quest’anno: «Un primo passo, l’inizio di un processo che abbiamo tutta l’intenzione di portare avanti».


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