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Tasi, aumenti in mano ai sindaci
Sfumato l'emendamento al dl Imu, il governo svela i piani. Saccomanni: mini-Imu necessaria

Il governo prende tempo sulla Tasi, ma già promette aumenti. L’emendamento, che consentirà ai comuni di ritoccare al rialzo le aliquote della Tassa sui servizi locali, ma solo a condizione che vengano previste detrazioni per le famiglie numerose e i ceti più deboli, arriverà ma non subito. Non nel decreto Imu-Bankitalia (dl 133/2013), come sembrava certo fino a qualche giorno fa, perché alla fine nell’esecutivo non si è trovato l’accordo sul tetto massimo delle nuove aliquote. Stretto tra la proposta del Mef, che chiedeva di limitare al 3 per mille il prelievo sulle prime case, e quella dei sindaci, che hanno fino all’ultimo tentato di strappare il 3,5 per mille, il governo ha rinunciato a presentare subito un emendamento, ma in una nota diffusa ieri ha già scoperto le carte per il futuro. Ai comuni sarà data la possibilità di aumentare dallo 0,1 fino allo 0,8 per mille le aliquote fissate dalla legge di stabilità al 2,5 per mille per le prime case e al 10,6 (come somma massima di Imu e Tasi) per le seconde. Gli enti saranno liberi di decidere come ripartire l’aumento tra le diverse base imponibili, ma la possibilità di ritoccare al rialzo la Tasi «sarà concessa per il 2014 esclusivamente allo scopo di deliberare a favore delle famiglie e dei ceti più deboli ulteriori detrazioni rispetto a quelle già previste dalla legge di stabilità». Il contenitore normativo in cui l’emendamento troverà posto sarà il decreto enti locali (dl 151/2013, ossia la seconda gamba del Milleproroghe di fine anno dove hanno trovato posto le disposizioni contenute nel decreto salva-Roma lasciato decadere dopo la bocciatura del Colle) i cui lavori sono però iniziati con un incidente di percorso al senato. La commissione affari costituzionali di palazzo Madama ha infatti bocciato i presupposti di costituzionalità del decreto (il voto ha fatto registrare un 9 a 9 che però equivale a voto contrario). E l’aula è stata costretta subito a rimediare votando contro la bocciatura (159 no e 11 sì). In attesa di leggere nero su bianco l’emendamento del governo sulla Tasi, la partita Imu sembra avviata ai titoli di coda. Con un finale, però, nient’affatto favorevole per i contribuenti. Il dl 133 che ha cancellato la seconda rata 2013 per molti m a non per tutti i contribuenti (in 2.390 comuni entro il 24 gennaio si dovrà versare la miniImu, ossia il 40% della differenza tra l’imposta 2012 e quella aumentata nel 2013 dai sindaci) si avvia infatti a ricevere l’ok dell’aula del senato senza ulteriori modifiche rispetto al testo delle commissioni. Per il ministro dell’economia, Fabrizio Saccomanni, non c’erano alternative. «Si chiude una vicenda complicata», ha dichiarato intervenendo in senato. «La mini Imu è stata una necessità dovuta a motivi equitativi ma rimane un elemento modesto rispetto al complesso sgravio fiscale realizzato». Ora l’attenzione del governo si sposta sulla Tasi. «È stato già deciso di presentare nel corso della discussione su decreto enti locali la posizione del governo per la tassazione degli immobili sul 2014», ha ribadito il ministro. «Abbiamo l’obiettivo di rendere tale tassazione veramente di natura federale evitando il problema che si è posto quest’anno di dover intervenire su un’imposta che viene decisa e formulata al centro ma poi gestita in periferia».

Il via libera del governo agli aumenti delle aliquote Tasi (seppure con modalità e misure che toccherà ai comuni decidere) ha smorzato gli entusiasmi suscitati dalla decisione di non presentare emendamenti al dl Imu. In una nota congiunta Ance (costruttori edili) Asppi (piccoli proprietari), Confedilizia e Fiaip (agenti immobiliari) avevano espresso «apprezzamento» per il rinvio, annunciando una tregua nelle azioni di protesta e auspicando uno slittamento a giugno del pagamento della Tasi in attesa di riconsiderare «con serenità e ragionevolezza» l’intera materia della fi scalità immobiliare locale.A domandare una pausa di ri essione anche Angelo Rughetti, deputato Pd ed ex segretario generale dell’Anci che ieri chiedeva al governo di «riavvolgere il nastro e trovare una soluzione a regime». Ma la nota di palazzo Chigi ha cambiato ancora una volta le carte in tavola. «Aggiunge confusione a confusione, le leggi sono fatte di norme e di emendamenti, non di comunicati stampa», ha tuonato il presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani, che ha annunciato battaglia in parlamento.


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