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Non solo «prime case» al saldo della mini-Imu
Pagano anche gli alloggi assimilati e i terreni non esenti

Meno quattro: si avvicina la scadenza della mini-Imu, la “coda” dell’imposta 2013 sul l’abitazione principale, che va pagata entro venerdì 24 gennaio. Mai come in questo caso, a preoccupare i proprietari non è tanto l’importo da versare, ma il “se” e “come” calcolarlo. E non poteva essere diversamente, dopo otto mesi di incertezze sull’Imu prima casa: dalla sospensione dell’acconto di giugno alla sua cancellazione definitiva, fino ad arrivare all’annullamento del saldo di dicembre, ma solo per l’imposta ad aliquota base statale.
Risultato: tutti i proprietari di abitazioni principali situate nei Comuni che hanno applicato nel 2013 un’aliquota superiore allo 0,4% statale devono tornare alla cassa – a poco più di un mese dal saldo del 16 dicembre – per versare il 40% della differenza tra l’Imu annua calcolata con le regole comunali (aliquote e detrazioni) e quella risultante dalle norme statali.
A conti fatti, si deve pagare in 2.401 Comuni su poco più di 8mila, cioè uno su tre. Ma la percentuale dei contribuenti interessati è più alta, perché nella lista rientrano molte grandi città, da Torino a Milano, da Roma a Bologna.

Chi deve pagare
Per non sbagliare i calcoli, bisogna passare in rassegna diverse variabili, riassunte nella check-list elaborata dall’Agefis, l’Associazione geometri fiscalisti (si veda il grafico a lato).
Il primo passo è l’individuazione dei soggetti chiamati alla cassa il 24 gennaio. È vero che nella stragrande maggioranza dei casi si tratta della classica «abitazione principale» in cui il proprietario e la sua famiglia hanno la dimora e la residenza, comprese le pertinenze (fino a un massimo di tre, di cui una per categoria C/2, C/6 e C/7). Ma ci sono anche altre situazioni, richiamate punto per punto dal Dl 133/2013:

Devono pagare la mini-Imu anche le case assimilate all’abitazione principale dal Comune nei casi previsti dalla legge:

Il tutto senza dimenticare che le prime case accatastate nelle categorie di lusso (A/1, A/8 e A/9) dovevano pagare l’Imu piena entro il 16 dicembre.

Il nodo dell’importo minimo
Una volta individuato l’immobile che deve pagare la mini-Imu e la delibera comunale con le regole da applicare, bisogna solo calcolare le due Imu – quella locale e quella nazionale – e versare il 40% della differenza (si veda l’esempio qui a fianco).
Proprio per queste modalità, in molti casi l’importo sarà inferiore ai 12 euro, che rappresentano la soglia minima di versamento (a meno che il Comune non ne abbia decisa una diversa, di solito più bassa). Solo per avere un’idea, quando l’aliquota comunale è allo 0,6%, finisce sotto la soglia dei 12 euro la mini-Imu dovuta dalle case con una rendita catastale fino a 225 euro. Ma potrebbe trattarsi di un’abitazione con una rendita di 450 euro in comproprietà tra marito e moglie.
Se poi ci fossero due figli, la rendita-limite salirebbe fino a 325 euro. E addirittura a 390 euro con due figli e un’aliquota comunale dello 0,5 per cento. Un’ipotesi tutt’altro che remota, insomma. Anche se poi non bisogna dimenticarsi di sommare la rendita delle pertinenze e di verificare che il Comune non abbia deciso un importo minimo più basso.


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