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Casa e affitto, il rebus tasse si complica con la nuova Tasi
La palla passa ai Comuni che decideranno su aliquote finali, sconti e scadenze

Si calcola come l’Imu ed è dovuta anche sulle abitazioni principali ma guai a chiamarla Imu. E’ la nuova Tasi, la tassa sui servizi indivisibili con cui, quest’anno, dovremo fare i conti per la prima volta. E proprio come fu per l’Imu anche questa nuova imposta, che paghiamo per servizi come il verde pubblico o l’illuminazione delle strade, promette già di diventare un gran rompicapo. A complicare la cosa saranno le variabili dei Comuni chiamati a decidere sia sulle aliquote finali, sia sugli sconti eventuali e pure sulle scadenze dei pagamenti. Una girandola di indicazioni da recuperare di volta in volta che rischia di trasformare in caos la nuova chiamata alla cassa. Qualche differenza, va detto, rispetto alla vecchia tassa sulla casa c’è: la Tasi colpisce sia il proprietario, sia chi è in affitto. A pagare, sta volta, saranno chiamati anche gli inquilini con quote stabilite, anche qui, dai singoli Comuni (fino al 30%). Il proprietario avrà la sensazione che perlomeno la Tasi sarà più leggera ma solo perché una parte della sua tassazione ricadrà sull’inquilino che dovrà aggiungere anche questa spesa ai costi dell’affitto mensile. Gli effetti rischiano di arrivare al mercato immobiliare e sul mattone da investimento. Uno spiraglio, per questo settore, è atteso dal pacchetto casa in arrivo in settimana. Come si calcola La nuova tassa sui servizi indivisibili ha la stessa base imponibile dell’imposta municipale. Quindi, per calcolarla, si parte dalla rendita catastale, la si rivaluta del 5% e si moltiplica il risultato per il coefficiente che varia in base al tipo di immobile (160 per le abitazioni). Su questo valore catastale si applica l’aliquota comunale, con le eventuali detrazioni, sempre su base locale. Resta confermata la possibilità per i sindaci di aumentare nel 2014 dello 0,8 per mille le aliquote Tasi sulla prima casa, sulle seconde e sugli altri immobili o pro quota sulle diverse categorie di beni. Quindi, l’aliquota sulla prima casa potrà salire dal 2,5 al 3,3 per mille. Il prelievo sulle altre abitazioni, come somma di Imu e Tasi, potrà salire dal 10,6 all’11,4 per mille. “L’imposizione è diventata insostenibile soprattutto per le seconde case – lamenta Angelo De Nicola, vice presidente nazionale Uppi – Per i piccoli proprietari queste tasse “vai e vieni” significano un quadro di incertezza che ormai pesa su tutto il comparto immobiliare che faticherà a vedere una ripresa». Il mercato del mattone «Le ripercussioni sul mercato immobiliare saranno negative non solo per la pesantezza in sé della Tasi – sostiene il Presidente di Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani -. A pesare sarà anche la consapevolezza che ogni volta che c’è da far cassa si va a battere sul mattone. In più il segnale che arriva è che si tratti di una Imu vera e propria anziché di una tassa sui servizi, lo dimostra il fatto che pagano la Tasi anche le aree fabbricabili che evidentemente non godono dei servizi indivisibili». Gli effetti della raffica di tassazioni sul mercato soprattutto quello delle così dette seconde case è pesante: «Fino a dieci anni fa, il 15% degli immobili era destinato all’investimento – raccontano dal centro studi di Casa.it – Oggi siamo sotto al 5% e, spesso, gli acquisti sono limitati alle grandi città e in zone vicine alle Università dove si sa che c’è una certa domanda».


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