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Pacchetto da 2-3 miliardi per l'edilizia scolastica
Scuola. Ipotesi Delrio capo struttura di missione sulla spesa

L’obiettivo del “pacchetto scuola” è liberare entro l’anno investimenti per una cifra «vicina a 3 miliardi», dicono le fonti di governo che stanno lavorando alle misure che Renzi ha annunciato per domani in consiglio dei ministri.

Lo sblocco delle risorse – e questo sarà il difficile compito del premier – non potrà tuttavia sforare il patto di stabilità 2014, cioè non potrà “sfondare” la trincea del 3% di rapporto deficit/Pil guardata a vista da Bruxelles. La soluzione – precisano fonti del governo – è attribuire all’edilizia scolastica priorità nell’ambito dello spazio di manovra sulla spesa in conto capitale di cui l’Italia può disporre. Si tratta di uno spazio pari a circa 0,2% di rapporto deficit/Pil, pari appunto a circa 3 miliardi in valore assoluto.

Il dossier “scuola” viene seguito in prima persona dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Graziano Delrio, che è anche il più accreditato a ricoprire quel ruolo di “commissario straordinario” – o meglio di coordinatore – a capo di una struttura di missione che dovrà dare lo shock al meccanismo di spesa dell’edilizia scolastica, superando, nel caso, inerzie ministeriali.

Le manutenzioni. La spesa più facile da velocizzare è quella per i piccoli lavori, spendendo i soldi che comuni e province hanno in cassa, finora bloccati dai vincoli al patto di stabilità fissati dall’Economia. L’altra sfida è pescare dai residui fondi Ue (2007-2013) risorse da spendere entro il 2015 da concedere ai comuni senza soldi ma con progetti pronti. A questo dovrebbe servire la lettera che il premier ha inviato ai sindaci chiedendo di segnalare entro il 15 marzo i progetti pronti. Ancora più semplice finanziare “a scorrimento” la graduatoria di 2.500 progetti già inviati dagli enti per l’assegnazione dei 150 milioni del Dl “Fare”. Il successo di questa parte del programma si misurerà questa estate, quando, con le aule vuote, sarà possibile fare i lavori. Renzi conferma la soluzione di poteri speciali ai sindaci, già sperimentati nelle gare finanziate con i 150 milioni del Dl “Fare”.

Le nuove scuole. Più impegnativo è il fronte delle nuove realizzazioni di edifici scolastici, per le quali il governo proporrà una gamma di soluzioni. Anche qui c’è un modello: è quello adottato in Emilia Romagna dove, dopo il terremoto del maggio 2012, sono stati realizzati in cinque mesi 28 nuovi edifici temporanei e 30 strutture modulari prefabbricate. Gli appalti sono stati fatti con gara europea e gestiti da una struttura commissariale.

I fondi immobiliari. L’altra forma di intervento – con risultati a medio-lungo termine – vede il coinvolgimento dei fondi immobiliari. Un ruolo lo avrà Invimit, la neonata Sgr del Tesoro che lancerà un fondo immobiliare dedicato alle scuole. Un sottoscrittore “in pectore” è l’Inail, che può investire fino a 300 milioni nell’edilizia scolastica nel periodo 2014-2016. In alternativa (o in combinazione) alla sottoscrizione del fondo di Invimit, l’Inail può investire su progetti specifici sul territorio. Ovviamente, dovrà essere assicurato un minimo ritorno sull’investimento. Ritorno che, nelle ultime interlocuzioni con il governo, si era stabilizzato sul 2 per cento. Nel caso del fondo immobiliare il ritorno per l’Inail arriverebbe dalla cedola; se si tratta di un investimento diretto, dovrebbe arrivare dal capitolo di bilancio statale del fondo unico sull’edilizia scolastica, con un necessario intervento normativo, anche questo da prevedere nel “pacchetto” scuole atteso in Cdm.

Le risorse. La dote per rilanciare l’edilizia scolastica vede tre componenti. Al primo posto c’è l’accelerazione di 1,3 miliardi stanziati dal governo Letta per misure a breve, medio e lungo termine (150 milioni per le manutenzioni, 300 milioni di investimento Inail e 40 milioni l’anno per 30 anni per mutui Bei/Cdp). L’altra sfida è lo sblocco di 1,2 miliardi incagliati sui 2,3 miliardi stanziati nella complessa, stratificata e conflittuale programmazione 2004-2012. Il terzo punto è la caccia a nuove risorse: 3 miliardi potrebbero venire dai fondi strutturali (vecchio ciclo) e altrettanti dai fondi sviluppo e coesione (nuovo ciclo).

È chiaro però che tutto quello che andrà alla scuola verrà sottratto ad altro.


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