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Caos Tasi, i Comuni studiano l'uso di aliquote provvisorie
Senato, domani gli emendamenti al decreto Irpef ma la platea del bonus per ora non si allarga

Il fisco continua a intrecciarsi con l’attualità politica. Mentre al Senato entra nel vivo la discussione sul decreto Irpef, che contiene l’istituzione del famoso bonus da 80 euro per i lavoratori dipendenti a reddito medio-basso, negli ottomila Comuni italiani i cittadini attendono di conoscere modalità ed importi dei versamenti Tasi, la nuova tassa comunale sui servizi indivisibili. L’incertezza è connessa con la scadenza elettorale europea del 25 maggio, che ha portato molte amministrazioni a ritardare le delibere su aliquote e detrazioni.

Se i provvedimenti non verranno inviati entro il 23 maggio al ministero delle Finanze il versamento per l’abitazione principale sarà effettuato in un’unica soluzione a dicembre, mentre per gli altri immobili dovrebbe essere calcolato – entro il 16 giugno – sulla base dell’aliquota standard dell’1 per mille.

Resta poi da definire la quota a carico degli inquilini, nel caso di immobili in affitto: la legge affida questa scelta proprio alle amministrazioni comunali, ma l’assenza di decisioni crea incertezza in vista della scadenza di giugno.

Sulle aliquote l’ipotesi a cui sembra propendere la maggior parte degli amministratori sarebbe quella di fissarle in maniera provvisoria a zero per tutti gli immobili ad eccezione della prima casa, con la riserva di rivederle più in là nell’ambito di nuove delibere. In questo modo, viene spiegato, sarebbe possibile ottenere una migliore armonizzazione con le aliquote Imu, il tutto facilitato anche dal fatto che il termine per l’approvazione dei bilanci preventivi 2014 è stato spostato al 31 luglio.

Confedilizia, associazione che rappresenta i proprietari, fa sapere che consiglierà ai propri iscritti di versare a giugno solo il 70 per cento dell’acconto, nell’ipotesi che sia a carico degli inquilini il restante 30 per cento ovvero la percentuale massima prevista dalla legge. In caso di decisioni diverse dei Comuni bisognerà provvedere a conguagli. Un’altra difficoltà è data dal fatto che gli affittuari non sono tenuti a conoscere la rendita catastale degli immobili, che serve come base per il calcolo dell’imposta.

LE PROPOSTE IN COMMISSIONE

Intanto a Palazzo Madama sono attesi per domani gli emendamenti in commissione al decreto Irpef. Come in già accaduto in occasioni analoghe, la mole complessiva delle proposte di modifica sarà probabilmente considerevole, data anche l’ampiezza del decreto. Le Regioni hanno sollecitato aggiustamenti sui risparmi di spesa loro richiesti.

Sul tema più caldo, quello del credito d’imposta Irpef riservato ai lavoratori dipendenti, le novità dovrebbero essere limitate, data anche l’esigenza di far partire comunque l’operazione entro la fine del mese. Sul piano politico, L’ingresso della commissione Bilancio al Senato, dove domani entra nel vivo l’esame del decreto Irpef le proposte più rilevanti sono quelle del nuovo centro destra che vorrebbe estendere il beneficio di 80 euro al mese ai lavoratori con partita Iva e reddito entro i 25 mila euro annui ed alle famiglie monoreddito con figli che superano magari di poco il tetto reddituale fissato dalla legge ma possono risultare svantaggiate rispetto a quelle in cui lavorano entrambi i genitori. Quasi sicuramente però in questo passaggio non sarà possibile allargare la platea: se ne riparlerà con la legge di stabilità in autunno.


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