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La misura dell'acconto, se c'è, è nascosta
Sul sito delle Finanze

«Non aprite quel Portale». Il titolo del thriller della Iuc 2014 si riferisce al «Portale del federalismo fiscale», che secondo la legge dovrebbe riportare entro il 31 maggio le aliquote per misurare l’acconto di giugno. Su questo portale (www.portalefederalismofiscale.gov.it) si trova di tutto, dalle analisi statistiche sull’addizionale Irpef 2012 al bando di un concorso che chiama le scuole a esercitarsi sul tema «Incontro al federalismo fiscale». Ma di Tasi, Imu, Iuc e via siglando non c’è traccia. Il censimento ufficiale è altrove, cioè sul sito del dipartimento Finanze: dalla pagina principale si deve cliccare «fiscalità locale» sul menu di destra, e nella pagina che si apre occorre cercare nel menu a sinistra la voce «Iuc-imposta unica comunale», saltare dopo questo slalom un altro paio di pagine intermedie e si arriva al motore di ricerca: a quel punto basta scrivere il nome del proprio Comune. A quel punto ci si infila nel dedalo delle variabili locali, e uscirne non è semplice nemmeno per i contribuenti italiani, che questi anni di continue riforme hanno reso “addetti ai lavori” controvoglia.

La Iuc è una e trina, e il Comune può aver deciso solo sulla Tasi, su Tasi e Imu, oppure su Tasi, Imu e Tari. Lasciamo stare quest’ultima, ennesima metamorfosi del solito tributo sui rifiuti che viaggia su binari propri. Ma basta rimanere su Tasi e Imu per incontrare un ventaglio infinito di situazioni. Dopo il comunicato diffuso ieri dall’Economia, le variabili sono due: per la Tasi la mancata decisione del Comune fa slittare i pagamenti a settembre; per l’Imu, invece, l’assenza della delibera fa pagare le abitazioni principali «di lusso» e gli altri immobili sulla base delle aliquote 2013. A ieri, il censimento ministeriale riportava le delibere Tasi di 1.010 Comuni (il 12% del totale), mentre altri 674 si sono limitati a ritoccare l’Imu: in questo caso, i contribuenti dovrebbero versare l’Imu con i parametri 2014, la Tasi sugli immobili diversi dalle abitazioni principali con l’aliquota standard e non pagare la Tasi sulle abitazioni principali, che verseranno a dicembre.

Ma le difficoltà maggiori arrivano ora, perché una volta trovata la delibera occorre capirla, districandosi fra i «visto», «considerato» e i «dato atto». E spesso non basta: in alcuni casi (per esempio a Pesaro) bisogna leggere due delibere, quella originaria e quella che la modifica, altre volte (per esempio per Bologna) il sistema ministeriale non ha riportato le detrazioni (c’è l’immagine dell’allegato, ma non è consultabile), detrazioni che in molti Comuni sono variabili a seconda della rendita catastale. A Bologna si stanno attrezzando per mandare i bollettini precompilati: nei moltissimi Comuni che non lo faranno, la caccia all’aliquota è aperta.


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