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I dieci «vizi capitali» di una tassa nata male
L’ANALISI di Gianni Trovati

La Tasi è nata nell’ultima legge di stabilità con un difetto d’origine, legato all’assenza di detrazioni che alleggerivano l’Imu su milioni di abitazioni principali. Non aver riconosciuto subito il problema ha prodotto le correzioni in corsa che hanno generato il caos di queste settimane senza riuscire a cancellare i «vizi capitali» del nuovo tributo.

1) Il primo difetto è ancora quello del rischio aumenti sulle abitazioni principali. Le detrazioni sono opzionali, possono non esserci o essere limitate a seconda delle esigenze dei bilanci, e in molti casi sono chiamati a pagare la Tasi i proprietari di abitazioni che non hanno mai versato l’Imu.

2) Le detrazioni “libere” moltiplicano le variabili del tributo, con Comuni che prevedono decine di sconti diversi e con un panorama nazionale che arriverà a contare tra Imu e Tasi, fino a 200mila parametri locali.

3) L’incertezza costante ha reso impossibile rispettare il calendario “ordinario”, e ancora oggi nessuno sa quali saranno le scadenze Tasi di quest’anno.

4) Per aiutare i contribuenti, la legge di stabilità prevedeva l’obbligo per i Comuni di inviare «bollettini precompilati» con gli importi da pagare. Non ci si è preoccupati dei problemi attuativi, ora il tempo è scaduto e per pagare bisogna tuffarsi fra le delibere locali.

5) Il bollettino precompilato si è incagliato anche sulla quota a carico degli inquilini, perché i Comuni non hanno database aggiornati che incrocino case affittate e identificativi catastali. La legge, poi, non si preoccupa di stabilire se è l’inquilino a doversi attivare per il pagamento, oppure se tocca al proprietario farsi garante. In tre milioni di case, si attendono istruzioni.

6) Le seconde case condividono con negozi e imprese i nuovi aumenti di imposta che si verificano anche in Comuni dove l’Imu ha già raggiunto il massimo. A determinarli è l’aliquota aggiuntiva dello 0,8 per mille, che può far superare alla somma di Imu e Tasi i vecchi limiti.

7) I “trattamenti di favore” previsti nell’Imu non riguardano la Tasi, con la conseguenza che categorie “tutelate” come gli anziani lungodegenti, i militari o le imprese proprietarie di immobili invenduti possono pagare di Tasi quel che non pagano di Imu.

8) Ma è tutto il rapporto spurio tra Imu e Tasi a moltiplicare i paradossi. Una casa assegnata dopo separazione o divorzio, per esempio, non paga l’Imu, ma per la Tasi è una “seconda casa” (quindi non ha detrazioni, e l’anno prossimo può vedersi chiedere l’aliquota monstre del 10,6 per mille).

9) Un altro rebus riguarda le case con più comproprietari, fra i quali solo uno la utilizzi come abitazione principale. Se l’aliquota è unica ma le situazioni diverse, che cosa si paga? 10) Ammesso che si riesca a gestire il 2014, a settembre è ora di cambiare tutto perché, con le regole attuali, non c’è spazio per detrazioni e l’aliquota sull’abitazione principale può volare al 6 per mille, rendendo la Tasi un’Imu al cubo.


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