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Statali, si cambia arriva la riforma e il governo riapre la trattativa per il contratto
I sindacati convocati giovedì si parlerà di come aggiornare le buste paga ferme da 5 anni

Alla fine la convocazione è arrivata, e pure l’apertura sul contratto. A pochi giorni dal varo della riforma della pubblica amministrazione, annunciata dal governo per il prossimo venerdì 13 giugno, il ministro Marianna Madia ha chiamato al tavolo i sindacati. L’incontro si terrà proprio alla vigilia del Consiglio dei ministri, con l’obiettivo di confrontarsi sui 44 punti indicati assieme al premier Renzi nella lettera inviata ai dipendenti pubblici alla fine di aprile.

A quei 44 punti, ha però promesso il ministro, se ne aggiungerà un altro, il 45esimo: quello riferito alla riapertura del contratto, che nella sua parte economica è fermo dal 2009 e tale resterà fino alla fine del 2014.

Nell’incontro di giovedì, dunque, si parlerà anche di come riaggiornare le buste paga, al palo da cinque anni: una condizione essenziale per far sì che Cgil, Cisl, Uil e Ugl non si mettano di traverso impedendo l’applicazione della riforma.

«Riteniamo che il blocco della contrattazione abbia prodotto un danno ingiusto ai lavoratori pubblici, soprattutto in riferimento alle fasce di retribuzione più basse» è scritto nel messaggio inviato dalla Madia per annunciare la convocazione. Ma «il tema verrà preso in considerazione a partire dal prossimo anno» si specifica.

Quindi l’apertura sarà reale solo se la prossima Legge di stabilità stanzierà le risorse necessarie. Per i sindacati, che fin dall’inizio avevano chiesto la riapertura dei contratti, è un fatto positivo. Ma fra i 44 punti più uno, fa notare Michele Gentile, responsabile dei settori pubblici per la Cgil, manca una questione fondamentale, quella del precariato: «Giovedì chiederemo che entri a far parte della riforma».

Il Consiglio dei ministri del 13 giugno produrrà un decreto legge e un disegno di legge delega. Nel primo documento dovrebbero trovar posto le norme riguardanti la semplificazione, la staffetta generazionale, l’abrogazione del ruolo unico per la dirigenza, l’esonero dal servizio.


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