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Comuni, le assunzioni crescono del 50%
Il «turn over» si allarga e salta il blocco dei contratti negli enti con le spese fuori controllo

Più assunzioni per tutti, via il blocco totale degli ingressi anche negli enti dove le spese di personale sono fuori controllo, più spazio ai dirigenti a termine, scelta senza vincoli negli uffici di supporto a sindaco e giunta, addio ai vincoli rigidi nelle società controllate e meno verifiche da parte della Corte dei conti.

Il pacchetto offerto ai Comuni dal decreto legge sulla Pubblica amministrazione, approvato venerdì scorso dal consiglio dei ministri, ha un segno preciso. Riapertura delle porte al nuovo personale, nel nome del ricambio generazionale dopo anni in cui una pioggia di tetti e limiti più o meno riusciti o applicati hanno finito per far invecchiare gli organici degli enti locali e hanno messo in difficoltà soprattutto le amministrazioni meno “generose” nel reclutamento precedente.

Nemmeno questa volta, però, le regole provano a distinguere chi ha bisogno di nuovo ossigeno da chi invece farebbe meglio a rimettere in sesto i propri conti prima di aprire le porte per nuovi ingressi. L’aumento del turn over, che permetterà ora di dedicare alle assunzioni fino a sei decimi dei risparmi ottenuti con le cessazioni dell’anno prima, fa crescere del 50% gli spazi per le assunzioni, che negli enti locali diventano tripli rispetto alle amministrazioni statali. La fine dei trattenimenti in servizio e le regole sulla «risoluzione unilaterale» del rapporto di lavoro con 40 anni di anzianità, che gli enti locali condividono con le altre Pa, contribuiranno poi ad ampliare la base di calcolo. Il meccanismo delle assunzioni, secondo le bozze circolate nel fine settimana, può ripartire anche negli enti in cui, come accaduto per esempio l’anno scorso a Napoli e in tanti Comuni della Sicilia, la spesa per il personale è cresciuta fino ad assorbire più della metà delle uscite correnti totali: in questi casi viene cancellato il blocco totale, che impediva anche di firmare contratti a tempo determinato, e si prevede un ben più morbido obbligo di riportare in cinque anni l’incidenza del costo del lavoro sotto il 50% delle spese correnti totali. Nel frattempo, continuano a rimanere inattuate le norme che avrebbero dovuto scrivere regole diverse a seconda del grado di “virtuosità” degli enti nella spesa per il personale, e quelle che erano state scritte per ridurre il peso dei dirigenti negli organici locali.

Sui dirigenti, invece, il nuovo decreto interviene per fare spazio agli incarichi a termine, con un compromesso fra le parole d’ordine sui «dirigenti tutti a tempo» lanciate nei mesi scorsi e le resistenze delle amministrazioni.

In pratica, si permette che una quota fino al 30% della dotazione organica dirigenziale possa essere coperta con incarichi a tempo, con un parametro che triplica il limite attuale del 10% in vigore nelle città con più di 250mila abitanti e raddoppia abbondantemente quello del 13% oggi previsto nelle città fra 100mila e 250mila abitanti: negli altri Comuni fino a ieri si poteva arrivare al 20 per cento.

La riforma organica, con il ruolo unico della dirigenza locale, è lasciata all’attuazione della legge delega, abbinata al decreto venerdì in consiglio dei ministri, ma l’ondata “liberalizzatrice” investe da subito anche gli uffici di staff di sindaci e assessori, che ora potranno dare incarichi anche a chi non ha i titoli di studio o professionali necessari a coprire qualifiche pari negli organici “normali”. In tanta generosità, gli unici a inciampare in una brutta notizia sono i segretari comunali, che si vedono togliere i diritti di segreteria su avvisi d’asta e altri atti pubblici grazie ai quali la loro busta paga ha potuto fino a ieri crescere anche del 33 per cento. Ora queste entrate finiranno direttamente nelle casse dell’ente. Un piccolo taglio arriva anche alle consulenze, che non potranno assorbire più del 75% della spesa sostenuta lo scorso anno (finora il tetto era all’80%): i loro contratti, però, escono dal controllo preventivo della Corte dei conti, tranne quando valgono più di 10mila euro all’anno a favore dello stesso soggetto.

TURN OVER
Cresce dal 40% al 60% dei risparmi ottenuti con le cessazioni dell’anno precedente la spesa che gli enti locali possono dedicare a nuove assunzioni. Se l’amministrazione non utilizza tutte le «quote» liberate dai pensionamenti, la parte non utilizzata può essere recuperata nel corso del triennio estendendo la base di calcolo

NIENTE BLOCCHI
Salta il blocco totale delle assunzioni e dei contratti a tempo determinato negli enti locali che dedicano al costo del personale più del 50% delle spese correnti totali. Invece dello stop generale alle assunzioni «a qualsiasi titolo», si prevede l’obbligo di riportare il costo del lavoro sotto al 50% delle uscite correnti con un piano di recupero in cinque anni

SOCIETÀ «LIBERE»
Salta il criterio di calcolo «consolidato» che blocca le assunzioni nelle società interamente partecipate o controllate se la spesa di personale delle aziende e dell’ente controllante supera il 50% delle spese correnti registrate nel «gruppo». In cambio si prevede che gli enti controllanti «coordinano le politiche assunzionali» delle società

DIRIGENTI A TEMPO
Cresce lo spazio per gli incarichi dirigenziali a tempo determinato. Tutti i Comuni potranno offrire posti per dirigenti a tempo per una quota fino al 30% della dotazione organica dirigenziale, e un posto da dirigente a tempo potrà essere garantito anche dagli enti più piccoli. Il vecchio tetto oscillaera fra il 10 e il 20% a seconda delle dimensioni dell’ente

UFFICI DI STAFF
Saltano i vincoli per gli uffici di supporto ai sindaci e agli assessori. Il decreto prevede infatti che si possano dare incarichi all’interno di questi uffici anche a persone che non siano in possesso dei titoli di studio e dei requisiti professionali che la legge impone per ricoprire qualifiche e posizioni analoghe all’interno degli organici dell’ente

DIRITTI DI ROGITO
Tolti dai compensi dei segretari comunali i «diritti di rogito», cioè i diritti di segreteria su avvisi d’asta, verbali sugli incanti e così via. Questi diritti potevano far crescere anche del 33% la busta paga del segretario comunale, mentre con le nuove regole saranno incassati direttamente dall’ente locale di appartenenza

MENO CONSULENTI
Si riduce di un altro 5% (dall’80 al 75% della spesa sostenuta nell’anno precedente) il tetto agli impegni finanziari per i contratti di consulenza. Questi contratti non sono comunque più soggetti al controllo preventivo della Corte dei conti quando non offrono compensi superiori a 10mila euro all’anno alla stessa persona

LE ALTRE REGOLE
Gli enti locali condividono con le altre Pubbliche amministrazioni le nuove regole generali per il pubblico impiego, quali l’addio ai trattenimenti in servizio, le nuove regole sulla mobilità obbligatoria e volontaria (con il superamento dell’obbligo di consenso dell’amministrazione cedente) e le risoluzioni unilaterali dei rapporti con 40 anni di anzianità

 


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