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Manovra da 24 miliardi. Tornano gli sconti prima casa

Meno di dieci giorni. Il conto alla rovescia per presentare alla Commissione europea la legge di stabilità corre veloce. Ma molti tasselli della manovra del governo ancora non sono stati messi al loro posto. Oggi, probabilmente, Matteo Renzi e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan si incontreranno per fare il punto sui nodi più delicati del provvedimento. Su alcuni passaggi le distanze tra Palazzo Chigi e via XX Settembre non sono ancora del tutto colmate. La manovra lorda potrebbe alla fine lievitare ben oltre i 20 miliardi fin qui indicati da Renzi per toccare i 23-24 miliardi di euro. I consulenti economici del premier starebbero spingendo con i tecnici del ministero dell’Economia per inserire nuove misure espansive all’interno del provvedimento.
Tra queste è spuntata anche l’ipotesi di reintrodurre, a partire dal prossimo anno, una detrazione fissa nazionale per la Tasi, la nuova tassa sulla casa, sul modello di quanto avveniva con la vecchia Imu. In pratica, una detrazione di 200 euro fissa, più 50 euro per ogni figlio di età inferiore a 26 anni con un tetto complessivo a 400 euro. Una misura che costerebbe tra 1 e 2 miliardi di euro.

IL CAOS IMMOBILI
Un modo per rimettere ordine nella tassazione della casa ed evitare il caos delle aliquote che si è verificato quest’anno. Con la Tasi, infatti, è stata lasciata piena libertà ai sindaci di stabilire l’entità del prelievo fissando un tetto al 2,5 per mille, ma permettendo di alzare la tassazione fino al 3,3 per mille utilizzando il prelievo aggiuntivo dello 0,8 per mille per concedere detrazioni ai proprietari di prima casa. Questa aliquota aggiuntiva per il momento non è confermata per il prossimo anno, quando ci sarà l’ulteriore complicazione del venir meno del tetto del 2,5 per mille al prelievo sulle prime case. Il punto è che, secondo alcune stime, in sette casi su dieci la nuova Tasi si è rivelata più cara dell’Imu, colpendo soprattutto le abitazioni con rendite catastali più modeste e le famiglie più numerose.
In discussione ci sarebbe anche un’altra questione, la possibilità dell’invio dei bollettini precompilati per il pagamento della tassa sulla casa. Perché questo possa avvenire, ha ricordato il sottosegretario alla funzione pubblica Angelo Rughetti in una recente audizione parlamentare, sarà necessario che i Comuni devolvano sovranità all’Agenzia delle Entrate, l’unica davvero in grado di fornire questo servizio essendo del resto già impegnata con la predisposizione delle dichiarazioni dei redditi precompilate.

LE ALTRE MISURE
L’altra voce che Palazzo Chigi non avrebbe ancora del tutto rinunciato a finanziare con la manovra, è l’allargamento del bonus di 80 euro alle famiglie con più di tre figli. Una richiesta che servirebbe per andare incontro soprattutto alle richieste di Ncd, il principale alleato di governo, il cui appoggio alla legge di stabilità è fondamentale.
Il problema di fondo rimane quello delle risorse. Dall’aumento del deficit, che il prossimo anno sarà lasciato salire dal 2,2 per cento al 2,9 per cento, arriveranno circa 11,5 miliardi di euro. Restano da trovare altri 12 miliardi circa. Ieri il vice ministro all’Economia, Gianfranco Morando, ha spiegato che per il rilancio il governo ha intenzione di mettere a disposizione almeno 15 miliardi di euro. Soldi ai quali dovranno essere aggiunti altri 5 miliardi di esigenze indifferibili e 3 miliardi per evitare la tagliola delle agevolazioni del governo letta. Il problema resta che i tagli alla spesa dei ministeri, al momento, non stanno producendo i risultati sperati. Via XX Settembre, dunque, continua a vagliare tutte le ipotesi. Al momento non sono escluse del tutto nemmeno manovre sull’Iva agevolata. Persino sullo spinoso tema delle pensioni nei giorni scorsi c’è stata una riunione tecnica per analizzare la fattibilità di un prelievo per quelle sopra i 3 mila euro o una nuova stretta sulle indicizzazioni. Ma per ora la questione sarebbe accantonata per evidenti problemi politici di una misura del genere. Che tuttavia, non è detto che non possa riemergere nel caso in cui l’analisi della Commissione europea sui documento di bilancio italiani ponesse problemi sulla copertura a deficit delle misure della manovra.


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