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Energia e autostrade, si cambia
Sblocca-Italia. Oltre 400 gli emendamenti al decreto già dichiarati inammissibili. Realacci: arriveremo a 700 dai 2.200 presentati

Cinque, trentasei e trentotto. Non è un terno sulla ruota di Roma ma i tre articoli dello sblocca-Italia che la relatrice del provvedimento alla Camera, Chiara Braga (Pd), ha messo nel mirino: l’obiettivo è un cambiamento molto profondo delle norme che riguardano rispettivamente fusioni fra le concessionarie autostradali (con proroga delle concessioni), semplificazioni procedurali per le estrazioni di idrocarburi e facilitazioni per la valorizzazione delle risorse energetiche naturali con una generalizzata dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità per le opere di coltivazione di idrocarburi e stoccaggio sotterraneo di gas.

«Mi sento di dire – dice Braga – che cambieremo queste tre norme attraverso una soluzione anche drastica che passi comunque dal confronto con il governo, con le forze politiche di maggioranza e anche con i gruppi parlamentari di opposizione. Sul resto del decreto legge, invece, pur individuando la necessità di correzioni su diversi punti, avremo un atteggiamento che vorrei definire più conservativo, considerando l’importanza fondamentale che ha questo provvedimento nelle politiche di rilancio dell’economia del governo. Inoltre, eviteremo qualunque allargamento del decreto legge a tematiche oggi non presenti». Per questo allargamento – per esempio alla proroga dei crediti di imposta per le ristrutturazione edilizie e per l’economia – ci sarà, semmai, la legge di stabilità. Sull’articolo 35 con le semplificazioni per i termovalorizzatori molte le spinte alla soppresione, ma la relatrice punta a una riscrittura migliorativa.

Si aggiunga che il presidente della commissione Ambiente, Ermete Realacci, di fronte ai 2.200 emendamenti presentati dai gruppi, ha già dichiarato inammissibili oltre 400 emendamenti perché relativi a materie non attinenti al decreto, secondo un’interpretazione rigorosa dei regolamenti parlamentari e anche delle raccomandazioni del Quirinale, mentre si prefigge di scremare ancora la massa delle proposte arrivando a circa 700 emendamenti «segnalati» dai gruppi su cui impostare una discussione più ragionata. Lo sblocca-Italia entra comunque nel vivo dell’esame in commissione Ambiente e – finito un primo lavoro di esame da parte del comitato tecnico degli emendamenti «segnalati» come prioritari dai gruppi parlamentari – domani si dovrebbe passare alle prime votazioni sugli articoli. Probabile che già domani arrivino i primi emendamenti della relatrice e del governo sui punti più controversi.

Intanto torna di attualità uno dei temi che aveva caratterizzato le bozze e che poi aveva surriscaldato la polemica quando era rimasto fuori dal decreto legge: il regolamento edilizio unico proposto dalla Rete delle professioni tecniche e in particolare dal presidente del Consiglio nazionale degli architetti, Leopoldo Freyrie.

La questione, accantonata per i rilievi del Quirinale, contrario a inserire in un provvedimento urgente norme di regolazione dei rapporti fra Stato, Regioni e comuni, è stata riproposta negli emendamenti di vari gruppi, compreso il Pd, nella convinzione largamente condivisa che il Parlamento sovrano possa in una legge di conversione ciò che non è consentito al governo in un decreto legge. Realacci e Braga hanno già detto che anche l’inserimento di questa norma costituirebbe un allargamento del provvedimento, ma la sostanziale unanimità sul merito della norma, che avrebbe effetti molto forti e chiaramente riconoscibili di semplificazione, potrebbe portare a far passare un’eccezione rispetto alla regola generale, magari con il risultato non disprezzabile di rimpinguare un capitolo semplificazioni edilizie e urbanistiche non proprio brillante.


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