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Anci chiede una legge in tempi rapidi
"Non si può affidare il tema ai prefetti", Fassino scrive a Renzi

Non accenna a placarsi lo scontro tra Viminale e Comuni sulla questione dei registri cittadini delle persone dello stesso sesso che hanno contratto matrimoni all’estero. Ieri si è aggiunto un nuovo capitolo, con l’intervento del presidente dell’Associazione dei Comuni italiani (Anci), il sindaco di Torino Piero Fassino (Pd), che con una lettera inviata al premier Matteo Renzi e al ministro dell’Interno Angelino Alfano ha chiesto al Parlamento di approvare subito una legge, su un tema talmente delicato che non si può lasciare alle ordinanze dei prefetti (Alfano aveva annunciato martedì, con conseguente rivolta di alcuni sindaci, una circolare ai prefetti con cui si chiede di cancellare le trascrizioni delle nozze celebrate all’estero tra persone dello stesso sesso, in quanto non conformi alla legge italiana). «Mi auguro che il governo voglia assumere iniziative che consentano di favorire in tempi rapidi l’adozione da parte del Parlamento di soluzioni legislative adeguate», ha scritto Fassino: «Il tema – ha aggiunto – è troppo delicato per essere lasciato al caso per caso, né si può affidarlo ad ordinanze prefettizie». Intanto ieri il sindaco di Milano Giuliano Pisapia (centrosinistra) ha annunciato di aver «firmato personalmente, in qualità di ufficiale di Stato civile, la trascrizione di sette matrimoni tra persone dello stesso sesso che si sono celebrati all’estero». Il sindaco di Grosseto Emilio Bonifazi (centrosinistra), invece, subito dopo aver preso atto, ieri, della sentenza della Corte d’appello fiorentina che chiedeva l’annullamento della trascrizione di un matrimonio gay, ha chiesto all’ufficiale di stato civile di adeguarsi a quanto ordinato dai giudici. Alfano anche ieri ha insistito: «I sindaci agiscono come ufficiali di governo e quei registri sono di competenza dello Stato. Abbiamo il potere di annullamento delle registrazioni». Da segnalare anche la schermaglia politica tra Fi e Ncd. Quest’ultimo ha attaccato il consigliere di Silvio Berlusconi, Giovanni Toti, che aveva detto: «È piuttosto umiliante per il nostro Paese essere un passo indietro a Papa Francesco e al Sinodo che parla di unioni di fatto e chiede attenzione alla società».


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