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Delrio: i soldi? Tagli e lotta all'evasione
Il sottosegretario: ecco il piano per mettere più denaro nelle tasche degli italiani. Noi rispettiamo le regole, ci auguriamo che lo sforzo sia riconosciuto in Europa

Sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, il lavoro sulla manovra è concluso?

«Siamo quasi pronti, dobbiamo mettere a punto gli ultimi dettagli, ma posso già dire che questa legge di Stabilità da 30 miliardi ha un approccio radicalmente nuovo. Il Paese ha bisogno di uno choc, di un atto di coraggio per tornare a crescere. Porteremo questa manovra in Europa senza timori».

Possiamo raccontarla? Partiamo dalla spending review: è tornata a essere da 16 miliardi come l’aveva delineata il commissario Cottarelli?

«Parte dei 16 miliardi di cui si parla verranno dalla lotta all’evasione fiscale».

L’inversione del pagamento dell’Iva?

«Non solo, anche la riduzione dei premi sui giochi. Nel complesso contiamo di ricavarne circa 3 miliardi».

Quanto varrà la stretta sull’acquisto di beni e servizi?

«È un lavoro che abbiamo già impostato con il decreto legge 66. Anche qui possiamo parlare di tagli per 3 miliardi».

Il resto verrà da tagli di ministeri, Regioni e Comuni?

«Esattamente. Ma l’apporto dei Comuni sarà ridotto perché hanno già l’obbligo di pulire i loro bilanci».

Era atteso un riordino delle agevolazioni fiscali e un taglio degli incentivi alle imprese.

«È un’operazione complessa che abbiamo deciso di affidare a un successivo lavoro più puntuale».

Passiamo alla parte delle spese. Il premier ha parlato di un taglio di tasse mai realizzato prima da 18 miliardi.

Come ci si arriva?

«Mantenendo tutte le promesse fatte agli italiani: confermiamo, rendendoli strutturali, sia il bonus da 10 miliardi in busta paga sia il taglio dell’Irap che anzi andiamo a rafforzare con una spesa complessiva sull’anno di 6,5 miliardi, concentrandolo sul costo del lavoro, come ci aveva chiesto Confindustria. A questo aggiungiamo un bonus per gli imprenditori che assumono a tempo indeterminato».

Verranno confermati il bonus energia e quello per le ristrutturazioni?

«Si, sono tra le misure che hanno ottenuto i risultati migliori».

Il Tfr andrà in busta paga?

«Quest’operazione non è nella Stabilità, abbiamo tempo per approfondire il tema, sapendo che in ogni caso si tratterebbe di una scelta volontaria del lavoratore e che la misura non dovrà portare deficit di liquidità alle imprese».

La manovra è finanziata per 11,5 miliardi in deficit.

«È una manovra con un approccio radicalmente nuovo: vogliamo mettere denaro nelle tasche degli italiani in maniera stabile e ora tutti, anche gli imprenditori, sanno che protranno contare su misure strutturali. Mi auguro che ora ognuno faccia la propria parte».

Non si può negare che è in corso un pressing sull’Italia perché cambi la manovra. Ci sono negoziati in corso?

«No. L’Italia è un Paese che rispetta i limiti e le regole, come quella del 3%. Abbiamo un avanzo primario consistente e un abbattimento dei tassi d’interesse importante. In soli sette mesi abbiamo messo in campo riforme che hanno cambiato il Paese, anche dal punto di vista culturale. Tutti i motivi di debolezza individuati nelle raccomandazioni dell’Ue sono stati affrontati con riforme: dalla giustizia, alle istituzioni, dal lavoro alla Pa».

«Ci aspettiamo che venga riconosciuto il nostro sforzo: non si può dire che esistono margini di flessibilità in base alle riforme realizzate e poi, se uno le fa, non riconoscere quella flessibilità».

Le riforme non sono ancora state realizzate.

«In questa nostra prima Finanziaria c’è la riduzione delle tasse e quella delle spese, un vero e proprio stimolo alla crescita. Abbiamo molto di più delle riforme».

E se arrivasse la procedura d’infrazione, come la spiegherebbe agli italiani?

«Gli italiani devono sapere che questo governo ha davanti agli occhi la situazione reale del Paese: è il motivo per cui agiamo in questo modo».

Banca d’Italia non esclude una bocciatura in Europa.

«Quando facevo gli esami all’università dicevo sempre: quando uno fa bene il suo mestiere non deve temere nulla. Ecco, noi non temiamo nulla. L’Italia può farcela».

Ma non abbiamo rispettato l’impegno di ridurre il deficit strutturale.


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